Dopo il via libera della procura di Lodi sono iniziate questa mattina a Ospedaletto Lodigiano, in provincia di Lodi, le operazioni di rimozione delle carrozze del Frecciarossa 1000 deragliato il 6 febbraio scorso. Nell’incidente hanno perso la vita due macchinisti e 31 persone sono rimaste ferite. Prima di cominciare la procedura è stata spostata la linea dell’alta tensione. I due vagoni sono stati rimossi e saranno portati nel grande deposito di Rfi di Ancona con un trasporto eccezionale. Per ripristinare l’intera circolazione nel tratto dell’incidente, ci potrebbe volere fino a un mese. Le carrozze sono state imbragate con cavi d’acciaio per permettere alle enormi gru di tirarle su e quindi raddrizzarle sui binari.
“Ora inizia il lavoro più importante e complesso per il ripristino della linee a Alta velocità e Rfi metterà in campo decine e decine di persone – aveva spiegato ieri il prefetto Marcello Cardona al termine di un comitato per l’ordine e la sicurezza – L’obiettivo, compatibilmente alle esigenze dell’Autorità giudiziaria è far sì che si riprenda al più presto una situazione di normalità. Sul posto arriveranno i mezzi pesanti già parcheggiati in zona, alcuni dei quali passeranno sui ponti sopra l’autostrada e sopra la ferrovia. Alcune autorizzazioni sono già arrivate. “Le verifiche per essere sicuri che i ponti tengano sono già state fatte tutte. Io ho disposto, comunque – ha concluso il prefetto – che la polizia stradale verifichi sia l’aspetto amministrativo, sia quello viabilistico“.
Intanto proseguono le indagini per stabilire le cause del deragliamento. Nelle prime il procuratore, Domenico Chiaro, aveva detto che tutte le ipotesi erano aperte, escludendo solo il dolo e propendendo per un errore umano, ma gli accertamenti hanno portato gli investigatori della Polizia ferroviaria a capire che c’è stato il guasto di un componente dello scambio, peraltro nuovo di fabbrica. Per questo, oltre ai cinque operai di Rfi (e la stessa azienda)che avevano effettuato una manutenzione, nel registro degli indagati è finito l’amministratore delegato di Alstom Ferroviaria Michele Viale.
Il direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie (Ansf), Marco D’Onofrio, in audizione davanti alla Commissione Lavori pubblici del Senato, lo aveva spiegato chiaramente: “È pervenuta una comunicazione da parte della procura, a seguito del rilevamento di un difetto interno all’attuatore. Sono state fatte delle prove in campo e sembra che ci sia un’inversione dei cablaggi interna al dispositivo che si è andato a sostituire. Questo giustifica – ha aggiunto D’Onofrio – il problema che hanno trovato i manutentori nelle verifiche prima del rilascio dell’apparato al regolatore della circolazione perché evidentemente qualcosa non funzionava a dovere“. Qualcosa non ha funzionato, proprio come hanno detto gli inquirenti fin dall’inizio dell’inchiesta. Ma, ha spiegato ancora il direttore dell’Ansf, c’è “una prima evidenza che introduce un problema che è stato riscontrato, ma non giustifica completamente tutto. Probabilmente nell’andare a rilasciare il deviatoio forse anche lì qualcosa non ha funzionato”. E infatti gli operai indagati hanno dichiarato di aver controllato lo scambio da remoto.
Rfi ha sospeso il montaggio di attuatori di questo tipo, anche se quello montato sul luogo dell’incidente era uno scambio nuovo di fabbrica, e i periti della procura, accanto ai binari e vicino quindi al pezzo nuovo, hanno trovato quello vecchio. Un cambio, nel caso di questo deviatoio n.5, già programmato da tempo. È così che dalla procura di Lodi il pm Chiaro aveva detto nei giorni scorsi che, “dopo aver diramato immediatamente un alert di sicurezza considerato che quei componenti vengono veduti in tutta Europa, a questo punto dobbiamo valutare anche altre posizioni”.