Nel compromesso firmati da Charles Michel - che andrebbe poi negoziato con l'Europarlamento - spiccano il taglio dei fondi di coesione e della politica agricola comune. Più risorse per le migrazioni e la transizione verde. I 27 spaccati tra rigoristi (che vorrebbero meno risorse in comune) e ambiziosi, tra cui Spagna e Italia. Da giovedì vertice fiume a Bruxelles
La discussione inizia giovedì. Sarà un vertice fiume: i capi di Stato e di governo hanno cancellato gli altri appuntamenti in agenda e sono pronti a negoziare a oltranza. Il governo italiano e quello spagnolo, oltre al presidente del Parlamento europeo David Sassoli, hanno già alzato le barricate: la proposta del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel sul nuovo bilancio della Ue per il periodo 2021-2027 è “insufficiente” per arrivare a un’intesa. “Non abbastanza ambiziosa”, ha spiegato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Come quella finlandese, a cui Giuseppe Conte ha già detto no. La trattativa sugli oltre 1.000 miliardi da mettere sul piatto per finanziare tra l’altro il Green new deal è cruciale per Roma, che con ogni probabilità perderà fondi sul fronte dell’agricoltura ma guadagnerà risorse per la gestione dell’immigrazione. Nella proposta di Michel c’è poi un altro aspetto che si intreccia con il dibattito politico interno: tra le “risorse proprie” della Ue è previsto – accanto ai proventi del sistema di scambio delle quote di emissioni inquinanti (Ets) – anche il gettito di una tassa che disincentivi l’utilizzo della plastica non riciclabile. Una plastic tax europea, dunque. Dopo che quella nazionale è stata depotenziata e rinviata a luglio a causa dell’opposizione di Italia viva.
Il nuovo Quadro finanziario pluriennale (Multiannual financial framework) è una delle partite più importanti dell’Ue quest’anno, perché con la Brexit l’Unione ha perso la Gran Bretagna, che era un contributore netto, e si trova ad affrontare nuove sfide con meno soldi di prima. Il Consiglio deve stabilire la propria posizione negoziale per confrontarsi con il Parlamento, che spinge per un bilancio pari all’1,3% del reddito nazionale lordo (Rnl) dell’Ue: 1.324,1 miliardi di euro. La Commissione ha proposto l’1,11%, la presidenza finlandese (ora è passata alla Croazia) l’1,07%. La posizione negoziale del presidente del Consiglio europeo prevede un tetto di spesa altrettanto basso: 1,074% del reddito nazionale lordo, in cifre assolute 1.094,8 miliardi, ai prezzi del 2018. I 27 Stati membri, a loro volta, sono divisi. Quattro Paesi rigoristi – Svezia, Austria, Olanda e Danimarca – vorrebbero l’1%. Poi c’è il gruppo degli ambiziosi, tra cui l’Italia e la Spagna, che vogliono un bilancio più ampio. Il vertice di giovedì prossimo mira a negoziare un accordo al massimo livello politico, o almeno ad avvicinare le posizioni.
La proposta di Michel è “ingiusta nella suddivisione delle risorse, perché non risolve i problemi di divergenza nell’Ue che si sono verificati dalla crisi del 2008 in poi”, ha detto la ministra degli Esteri spagnola Arancha Gonzalez Laya. “Sosteniamo un bilancio pluriennale che sia sufficientemente ambizioso, non ci sembra che la proposta presentata da Michel abbia il grado sufficiente di ambizione, quindi sicuramente oggi al consiglio affari generali dove c’è il ministro Amendola, e poi al consiglio europeo, ci sarà una discussione intensa”, ha aggiunto Gualtieri.
Tagli all’agricoltura e ai fondi di coesione – Nel compromesso che Michel mette sul tavolo per trovare una posizione negoziale del Consiglio, da portare poi al negoziato con l’altro colegislatore Ue, il Parlamento Europeo, spicca il taglio dei fondi di coesione, da 379,2 miliardi (Mff a 28 del 2014-20) a 323,2, e della politica agricola comune, da 410,3 a 329,3 miliardi. Tuttavia l’Italia sul fronte dei fondi di coesione, secondo la proposta, non dovrebbe perdere soldi, ma addirittura guadagnare qualcosa, intorno a 1,5 miliardi di euro, rispetto al ciclo 2014-20. Sono solo quattro i Paesi che ricevono più fondi di coesione rispetto al 2014-20, in un contesto di generali tagli: Italia, Bulgaria, Romania e Grecia.
Meno soldi per la difesa, aumenta lo stanziamento per le migrazioni – Il Fondo Europeo della Difesa, da un’allocazione iniziale prevista a 13 miliardi, in questa proposta riceve 7 miliardi. Aumentano, ma meno di quanto vorrebbe il Parlamento, i fondi per l’Erasmus, a 21,2 miliardi da 15,1. Salgono le risorse per il Fondo per l’Asilo e le Migrazioni (8,7 miliardi da 7,2) e per Frontex (da 2,9 miliardi a 5,1). Salgono le allocazioni al primo capitolo del bilancio (Mercato unico, innovazione e digitale), da 127,4 a 149,5 miliardi. In questo ambito Horizon Europe, il programma europeo per la ricerca, passa da 73,8 a 80,9 miliardi. Il programma spaziale passa da 11,3 a 13,2 miliardi. InvestEu, che mira a sostenere investimenti altrimenti difficili da finanziare, continuando sul modello del piano Juncker, passa da 4,4 a 11,3 miliardi.
Le risorse per il Green deal – Per quanto riguarda il Green Deal, per un alto funzionario Ue è una delle due “priorità, insieme all’agenda digitale”. L’obiettivo è realizzare un aumento di capitale della Bei (100 miliardi in capitale sottoscritto, 10 versati), che “potrebbe mobilitare 500 miliardi di investimenti aggiuntivi per sostenere la transizione verso un’economia competitiva verde e digitale”. Il Just Transition Fund avrebbe 7,5 miliardi di euro; insieme agli altri pilastri del Just Transition Mechanism “aiuterà a mobilitare almeno 100 miliardi di investimenti”, il che implica una leva di 1 a 13. Per le spese della pubblica amministrazione europea, si propongono 73,1 miliardi, da 70,8, 15,6 miliardi dei quali per le pensioni (in crescita da 12,7), 1,4 per le scuole europee e 57,5 per i salari. Fuori dal tetto dell’Mff, la European Peace Facility passa da 3,6 a 8 miliardi di euro.