Da una parte ha ordinato nuove indagini e nuove iscrizioni nel registro degli indagati, dall’altra ha accolto alcune richieste di archiviazione. È quello che ha deciso il giudice per indagini preliminari di Roma, Gaspare Sturzo, sciogliendo la riserva sul filone dell’inchiesta sulla Consip, che vede indagati tra gli altri Tiziano Renzi. Per capire quali siano le parti da archiviare e quelle da approfondire bisognerà aspettare l’ordinanza, depositata a segreterie chiuse e che dunque al momento non è nelle disponibilità della parti.

Oltre al padre del leader di Italia viva, accusato di traffico di influenze, il filone d’indagine coinvolge anche l’ex ministro dello Sport Luca Lotti, per rivelazione del segreto d’ufficio. La Procura di Roma aveva rinnovato la richiesta di archiviazione dopo che lo scorso 25 luglio il gip Sturzo aveva respinto la prima istanza. La richiesta riguardava sia Renzi, che Lotti, l’ex generale della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia, indagato per rivelazione del segreto d’ufficio, l’imprenditore Carlo Russo per turbativa d’asta, l’imprenditore Alfredo Romeo per corruzione e turbativa d’asta, l’ex parlamentare del Pdl Italo Bocchino per corruzione, turbativa d’asta, l’allora ad di Grandi stazioni Silvio Gizzi per turbativa d’asta, l’ex ad di Consip Domenico Casalino per turbativa d’asta e il dirigente Francesco Licci sempre per turbativa d’asta. Il gip oggi ha sciolto la riserva sulla richiesta di archiviazione e ha notificato il deposito in cui si rende nota “l’ordinanza di accoglimento parziale e rigetto dell’archiviazione” disponendo ”ulteriori indagini e iscrizione di indagati”.

Carlo Russo, l’amico di Tiziano che parlava con l’imprenditore campano Alfredo Romeo e spendeva (a sua insaputa, secondo i pm Ielo e Palazzi) il nome di Tiziano, è stato già rinviato a giudizio da un altro giudice, il gup Clementina Forleo. A processo andranno anche l’ex ministro e attuale deputato del Pd, Luca Lotti (per l’accusa di favoreggiamento), l’ex consigliere economico di Palazzo Chigi Filippo Vannoni, l’ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale Emanuele Saltalamacchia (anche lui per l’accusa di favoreggiamento).

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