Economia

Coronavirus, Nomura: “Italia andrà in recessione, forte calo del turismo”. La Cina congela contratti per un valore 15 miliardi

L'agenzia taglia le previsioni sul pil della Penisola: -0,1% nello scenario migliore, -0,9 se ci sarà pandemia. Molto esposta anche la Germania. Gualtieri: "Scenario estremo". Il China Council for the Promotion of International Trade ha emesso 1.615 certificati che consentono alle aziende di non rispettare gli obblighi contrattuali per "causa di forza maggiore". Toyota e Honda riavviano la produzione

I certificati “per causa di forza maggiore” – I certificati del China Council for the Promotion of International Trade (Cccpit) certificando che le aziend stanno subendo circostanze che esulano dal loro controllo e consentono di non adempiere a impegni contrattuali per un valore di 109,9 miliardi di yuan, pari a circa 15,7 miliardi di dollari. L’epidemia di Covid-19 ha in diversi casi ritardato o fermato la produzione poiché le misure di quarantena hanno impedito a molti lavoratori di tornare ai loro posti di lavoro. Secondo il Ccpit, alcune aziende hanno presentato il certificato ai loro clienti e si sono accordate su una data successiva per evadere gli ordini senza dover affrontare responsabilità legali. Un’azienda manifatturiera nella provincia di Zhejiang, in Cina orientale, è stata la prima ad ottenere il certificato il 2 febbraio per giustificare la mancata evasione di un ordine di 2,4 milioni di yuan all’estero, che avrebbe potuto comportare un risarcimento di 30 milioni di yuan.
Intanto, secondo il Wall Street Journal, i volumi del trasporto marittimo di merci dalla Cina verso l’estero stanno crollando: molti cargo vengono cancellati, e quando partono i container sono semivuoti. Le case automobilistiche nipponiche, in compenso, lunedì hanno parzialmente ripreso la produzione in Cina: Toyota ha riferito che, sui suoi quattro impianti, quelli di Changchun e Guangzhou sono ripartiti. Per Tianjin e Chengdu si dovrà attendere fino al 24 febbraio o più tardi. Honda ha riavviato le operazioni nelle tre fabbriche di Guangzhou, pianificando un aumento progressivo della produzione. Per quello di Wuhan, città focolaio dell’epidemia, l’attesa è per il 24 febbraio o ancora più avanti.