Sette anni pure in Appello. È stata confermata anche in secondo grado la condanna per Danilo Coppola, l’immobiliarista romano tra i protagonisti all’epoca dell’indagine sui ‘furbetti del quartierino”. Coppola è a processo per le bancarotte del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria, la società titolare di un progetto di rilancio di un’area residenziale milanese, dichiarate fallite nel 2013, nel luglio 2015 e nell’aprile 2016. La condanna è stata emessa dalla seconda sezione presieduta da Piero Gamacchio. La sentenza di primo grado risale invece al 2018.
Nel novembre scorso, invece, la Guardia di Finanza di Roma ha sequestrato all’immobiliarista Villa Renè, un immobile del valore di circa 15 milioni di euro ad Arzachena, in Costa Smeralda, a Danilo Coppola. L’ex azionista di Mediobanca era già noto alle cronache giudiziarie e finanziarie. Sia per la calda estate dei furbetti del quartierino, con la scalata alla Banca Nazionale del Lavoro, sia per l’inchiesta romana che nel 2007 lo aveva portato in carcere con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, riciclaggio, falso e appropriazione indebita. Imputazioni dalle quali era stato prosciolto in appello nel 2013 dopo la condanna a 6 anni in primo grado. Tre anni dopo, nel 2016 sempre a Roma, era poi arrivata la condanna a 9 anni per bancarotta relativamente a un altro gruppo di società. Risale ai mesi precedenti il primo arresto, poi, l’acquisto del gruppo editoriale Editori PerlaFinanza che pubblicava il settimanale Borsa & Finanza e il quotidiano Finanza & Mercati che Coppola aveva dichiarato di voler portare ai livelli del Financial Times, salvo doverne incassare il fallimento dichiarato nel 2012 dopo una serie di operazioni opache e piani concordatari non andati a buon fine. Coppola si è sempre dichiarato estraneo a qualsiasi tipo di distrazione del patrimonio delle società che, invece, a dire della difesa, ha solo tentato di risanare.