La Germania, per Ignazio Capici, è stata un punto di partenza e un punto d’arrivo. Si sente italiano, tedesco, europeo: doppia cittadinanza e doppia lingua. È cominciato tutto a Colonia: Ignazio nasce qui nel 1985 da genitori siciliani emigrati tempo prima. Poi il rientro in Italia, dove rimane per più di 10 anni: “Quando avevo 8 anni mi sono ritrasferito in Italia insieme alla mia famiglia. Mia madre e mio padre pensavano che dopo anni di sacrifici sarebbe stato possibile avviare un percorso di vita in Sicilia, di nuovo”. Ma non va così: Ignazio prende la maturità scientifica e nel 2006 tutta la famiglia torna in Germania, sempre a Colonia.
Ora, nel Paese dove è nato abitano tutti e tre: Ignazio si è spostato ad Augusta, la terza città più grande della Baviera, dove vive insieme alla sua ragazza (anche lei ha studiato in Italia, infermieristica), mentre i suoi genitori si sono fermati a Colonia. “Quando siamo rientrati ho cominciato a lavorare come cameriere, poi, nel 2011, ho fatto il concorso per le ferrovie tedesche e l’ho vinto”. Comincia così il suo periodo da controllore sui treni ad alta velocità, che prosegue fino al 2016: in quell’anno comincia una laurea triennale (Bachelor Degree) in gestione aziendale, pagata dall’azienda: “Una sorta di alternanza scuola-lavoro. Frequentavo il 50% delle lezioni alla Ludwig-Maximilians-University di Monaco, per il resto imparavo lavorando sul campo”. Conclude la formazione nel 2019. Ora è direttore del personale – “o come viene chiamato in Germania: manager della stazione, nel mio caso a Monaco” – e gestisce un team internazionale di 60 persone. “Ci occupiamo del rapporto con i clienti, delle assunzioni in azienda, dei fornitori. È il lavoro per cui mi hanno formato e mi piace.”
Alla prima materia della sua laurea – economia aziendale – aggiunge una seconda, la linguistica italiana: “In Germania è normale affiancarle un’altra a quella principale del percorso di studi. Ho scelto lo studio della mia madrelingua”. Che però, nel quotidiano, parla poco: sul lavoro solo inglese e tedesco. “In particolare se non sapessi l’inglese sarei tagliato fuori dal mondo, perché lavoro con persone che provengono da diversi Paesi”. Una buona conoscenza di questa lingua è molto diffusa, lo aveva notato subito al suo rientro in Baviera: “Quando sono tornato, nel 2006, il confronto con gli altri, indipendentemente dal loro livello di istruzione, era pesante. Tutti lo parlavano molto bene. Ora per motivi di lavoro vado in Inghilterra una volta all’anno, dove seguo corsi di lingua per mantenere un buon livello”. Le spese? “Ci pensa l’azienda”. Invece, usa l’italiano per scrivere: da qualche mese collabora sporadicamente con il giornale italo-tedesco Deutsch-Italia, con sede a Berlino.
In Italia torna una volta al mese. Monaco non è distante ed è ben collegata proprio grazie ai treni: “Per questo si dice che sia la città più a nord d’Italia”. La Sicilia invece è rimasta più lontana, così come il suo paese d’origine, Barrafranca (Enna). “Mi mancano soprattutto gli amici che ho conosciuto a scuola. Sono legami molto intensi e trovarne di simili è difficile, anche se qui in Baviera non sono solo”. Se il passato è stato un’altalena fra la Germania e l’Italia, il futuro sembra stabile in terra tedesca: “Lo vedo qui. Soprattutto per le opportunità che ho avuto: una posizione manageriale non è da tutti i giorni, almeno non per me”. La Baviera è cara e inserirsi non è stato semplice, dice, ma offre sicurezza sociale, standard sanitari alti e organizzazione sul posto di lavoro. “Ormai, se vedo che alcuni processi sono troppo lenti, mi comporto da tedesco e cerco di velocizzarli”.