Ha pianto mentre i suoi legali ne chiedevano la scarcerazione. Ma a quasi un anno dall’arresto il gup di Palermo ha rinviato a giudizio l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, accusato di associazione mafiosa. Arrestato nel blitz Scrigno dei carabinieri, da allora si trova in carcere a Santa Maria Capua Vetere e ha assistito all’udienza preliminare collegato in videoconferenza. Cresciuto nella segreteria dell’allora presidente dell’Ars, Bartolo Pellegrino (assolto dopo un lungo processo per concorso esterno in mafia), divenne deputato con l’Movimento per l’Autonomia nel 2006, sostenendo Totò Cuffaro. Venne rieletto all’Assemblea regionalenel 2008 con Raffaele Lombardo e poi nel 2012 inserito nella lista dell’attuale governatore Nello Musumeci. Nel 2016 era entrato nel Pd, assoldato dai renziani: i carabinieri lo avevano seguito fin dentro la stazione Leopolda, dove Matteo Renzi organizza da dieci anni la kermesse della sua corrente.

Ruggirello è accusato di aver acquistato dei voti alle elezioni regionali del 2017 in Sicila. Anche in virtà delle dichiarazioni di uno degli arrestati, Pietro Cusenza. Che dopo gli arresti raccontò ai pm l’accordo del deputato con Francesco e Pietro Virga, eredi del boss Vincenzo Virga (arrestato da latitante nel 2001): “Cinquanta mila euro, di cui ventimila consegnati“. A quell’incontro avrebbe partecipato anche il presunto capo della famiglia di Paceco, Carmelo Salerno. “Ricordo che io ho accettato quella richiesta ma soltanto per allontanarmi al piu presto possibile da quel luogo”, confermò Ruggirello. Che però negò di aver pagato una tranche: “Io non ho mai affrontato, non ho mai dato nulla”, ha sostenuto. Nel frattempo però dal giorno degli arresti i pm hanno radunato atti e informative di altre indagini e il suo fascicolo è cresciuto in maniera esponenziale.

Tra i fatti contestati ci sono gli accordi con la famiglia mafiosa di Mazara del Vallo e con Lillo Giambalvo, discusso ex consigliere comunale di Castelvetrano, arrestato nel 2014 e poi assolto, provocando lo scioglimento del comune per mafia. Durante le indagini i carabinieri hanno scoperto che Giambalvo (primo dei non eletti alle elezioni amministrative del 2012) subentrò grazie al ruolo di Ruggirello, che gli prometteva un ‘opportunità di lavoro all’interno del Parco archeologico di Selinunte. “Con me ha avuto sempre un comportamento corretto, pulito, sincero, senza mai farmi apparire la sua apparte…la sua conoscenza”, ha detto Ruggirello ai magistrati. Che gli contestano al politico di aver sostenuto a Campobello di Mazara una candidata indicata da un condannato per mafia. Secondo i pm Ruggirello avrebbe “sfruttato la sua carica di consigliere regionale per interessi privati”, ma la Regione Siciliana non si è costituita parte civile, pur essendo riconosciuta come tale. “Ci piacerebbe conoscere dal presidente Musumeci le ragioni, o le distrazioni, che gli hanno impedito di fare la cosa giusta”, ha detto Claudio Fava, presidente della commissione regionale antimafia.

Su richiesta dei suoi avvocati, Vito Galluffo e Carlo Taormina, Ruggirello verrà processato con il rito ordinario e la dda (oggi in aula il pm Gianluca De Leo) si è riservata di esprimere un parere sulla richiesta di scarcerazione presentata in udienza. Il processo inizierà il prossimo 8 aprile davanti ai giudici del Tribunale di Trapani e assieme a lui, il gup di Palermo Filippo Serio ha rinviato a giudizio altre otto persone. Oltre al politico nel blitz di marzo 2019 vennero arrestati anche il presunto capomafia Franco Orlando e i fratelli Francesco e Pietro Virga (figli del boss Vincenzo Virga, arrestato da latitante nel 2001): tutti e tre verranno processati con il rito abbreviato a partire dal prossimo 10 marzo assieme ad altre sette persone tra cui il presunto boss di Paceco Carmelo Salerno.

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