La nave saudita Barhi Yanbu, che dovrebbe trasportare armamenti, è attraccata intorno alle 11 al molo Gmt del porto di Genova, nonostante le manifestazioni di associazioni pacifiste e portuali che hanno cercato di impedire che il cargo entrasse nello scalo ligure. Dalla mattinata, al varco Etiopia, un centinaio di persone sta protestando e urlando “vergogna” all’indirizzo della nave nell’ambito della protesta organizzata dal Collettivo autonomo dei lavoratori portuali. Nessuna tensione, anche se dal gruppo di manifestanti sono partiti alcuni razzi di segnalazione e sono stati accesi fumogeni.
Alcuni dei rappresentanti di lavoratori e sindacalisti dovrebbero comunque avere accesso al terminal Gmt per parlare con i dipendenti e invitarli a fare obiezione di coscienza e rifiutarsi di lavorare sulla nave, con le operazioni di carico previste intorno alle 13. I manifestanti hanno bloccato il varco Etiopia, che consente di accedere al terminal Gmt, anche se sembra che, dopo le proteste del maggio scorso, il cargo dovrebbe caricare solo materiale civile.
Ma il problema, secondo gli organizzatori della protesta, è un altro: anche se, dopo la mobilitazione di maggio, la Bahri a Genova non carica più armi, nella sua pancia ci sono armamenti ed esplosivi destinati alla guerra in Yemen. Alla mobilitazione non partecipa questa volta la Cgil che ha scelto venerdì una protesta politica in Prefettura per chiedere l’intervento del Governo. Partecipano invece il coordinamento delle sinistre di opposizione di Genova (Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra Anticapitalista, Resistenze Internazionali, Rifondazione Comunista), Amnesty international, Emergency e i sindacati Usb e Si.Cobas.
In una nota, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, fa sapere invece che il porto cittadino è chiuso per le navi che trasportano armi: “Napoli città di pace. Porto chiuso alle armi, città aperta alla pace. Il porto di Napoli è denuclearizzato. Diciamo ora no allo sbarco nel porto della nostra città di navi con carico di armi con il serio rischio che siano destinate al conflitto in Yemen. Il porto della città non può essere aperto per l’imbarco di armi destinate ad uccidere vite umane innocenti; l’anima e il cuore di Napoli non devono essere costretti a tollerare questa complicità con la morte. No alla guerra, No war! Napoli chiude il porto alle armi e apre, come sempre, la città alla Pace e alla fratellanza tra i popoli”.