Si è sciolto alle 15 il presidio di attivisti e lavoratori che ha bloccato per tutta la mattinata l’ingresso del varco portuale di Lungomare Canepa, a Genova, per contestare l’arrivo della Bahri Yanbu, la nave che sarebbe carica di esplosivi e armamenti destinati alla guerra in Yemen. Schierate a bloccare l’acceso alla banchina, le forze dell’ordine hanno difeso l’attracco del cargo impedendo ogni possibile contatto tra i manifestanti e l’imbarcazione, che è effettivamente arrivata in banchina intorno alle 10. Né la Cgil né la Uil trasporti (che pure avevano nei giorni scorsi avevano chiesto ufficialmente al prefetto Carmen Perrotta di dare concretezza politica all’articolo 11 della Costituzione e fermare il transito di armamenti diretti a scenari di guerra sulle navi che toccano il porto di Genova) hanno ritenuto di poter indire lo sciopero, in quanto in questa occasione gli armamenti erano già dentro alla stiva e non c’è alcuna operazione che avrebbe a che fare con il materiale bellico e quindi, secondo la posizione del sindacato, a queste condizioni non è possibile fare obiezione di coscienza come erano intenzionati a fare i camalli e i lavoratori del Terminal GMT che, alla fine, sono stati precettati per le operazioni di carico della merce civile destinata alla nave della flotta saudita.