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Paolo Palumbo, la truffa della raccolta fondi per il ragazzo malato di SLA salito sul palco dell’Ariston

Le indagini continuano ad esaminare il flusso di mail e alcune sembrano arrivare dal Lussemburgo: truffatori internazionali, capaci di mettere in piedi un sistema complesso ovviamente. Ma poi la svolta: una delle mail è stata inviata da un telefono cellulare che ha agganciato una cella di Oristano, proprio la città in cui vive Paolo Palumbo

di Kevin Ben Alì Zinati

Il record di ascolti per Sanremo potrebbe lasciare uno strascico amaro per Paolo Palumbo, il ragazzo affetto da SLA invitato da Amadeus. Tra i momenti più toccanti del Festival infatti c’è stata la presenza sul palco di Paolo ma attorno alla sua storia e alla sua malattia ora si sta dipanando un intreccio poco chiaro, fatto di speranza, promesse e di meschini interessi. Paolo è malato di SLA, patologia che non ha cura ma per cui esistono trattamenti sperimentali, come una terapia che si chiama Brainstorm, molto costosa e disponibile unicamente in Israele.

Dopo contatti via posta elettronica con le strutture preposte e medici sia in Israele che negli Stati Uniti, finalmente la notizia: “Paolo è stato ammesso al trattamento sperimentale!” annuncia il padre. Ma servono fondi per accedere al trattamento, almeno mezzo milione di euro: la famiglia non ha questa disponibilità ma con internet, la speranza è alimentata anche dal potere della condivisione. Viene messa in atto allora un’operazione di «fundraising» online attraverso la piattaforma GoFundMe e in tanti versano denaro, si raggiunge la cifra di 142 mila euro. Poi improvvisamente lo stop. Qualcosa non torna. Si scopre che i protocolli medici ufficiali seguiti da Paolo non hanno mai autorizzato i contatti con le strutture israeliane per l’avvio del trattamento Brainstorm.

E da Israele comunicano di non aver mai avuto contatti per avviare protocolli di cura per Paolo Palumbo. La smentita è una doccia fredda. Subito il fratello di Paolo sporge denuncia per cercare di capire cosa succede e interviene la Polizia Postale per indagare su quella che sembra a tutti gli effetti una truffa via internet. Si scopre che nelle fasi iniziali della vicenda, lo scambio di informazioni via mail con le fantomatiche strutture è avvenuto attraverso la schermatura del sistema Tor che azzera le possibilità di tracciamento dell’origine del segnale. Le indagini continuano ad esaminare il flusso di mail e alcune sembrano arrivare dal Lussemburgo: truffatori internazionali, capaci di mettere in piedi un sistema complesso ovviamente. Ma poi la svolta: una delle mail è stata inviata da un telefono cellulare che ha agganciato una cella di Oristano, proprio la città in cui vive Paolo Palumbo. La truffa assume contorni più nazionali, locali forse addirittura familiari. Si indaga nella cerchia di persone più vicine a Paolo, sembra che ci siano almeno 4 persone indagate per truffa. E purtroppo, voci parlano di una persona molto vicina a Paolo.

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