Il giudice Maria Francesca Abenavoli ha disposto il processo per nove persone al termine dell’udienza preliminare per il caos in Piazza San Carlo del 3 giugno 2017, quando durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid rimasero ferite 1672 persone e ci furono due vittime. Il processo comincerà il 25 giugno e tra gli imputati figurano il vice prefetto Roberto Dosio e i dirigenti della questura Michele Mollo e Alberto Bonzano. Si procede per disastro e omicidio colposo: l’inchiesta riguarda infatti le presunte lacune nell’organizzazione e nella gestione dell’evento di quella sera. Nello stesso filone la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha chiesto lo scorso dicembre di essere giudicata con il rito abbreviato. Stessa richiesta è stata presentata da altri imputati, fra cui l’ex questore Angelo Sanna. La prima udienza è in programma a fine febbraio.

Il provvedimento del gup Abenavoli riguarda anche Marco Sgarbi (dirigente della Polizia Municipale), Paolo Lubbia (dirigente del Comune di Torino), Chiara Bobbio (dirigente comunale), Dario Longhin (funzionario dei vigili del fuoco) e i componenti della commissione provinciale di vigilanza Franco Negroni e Pasquale Piro. Durante la proiezione della partita, alcuni giovani sparsero dello spray urticante tra la folla a scopo di rapina, provocando una serie di ondate di panico tra la folla. Oltre a più di 15oo feriti, ci furono anche due vittime: Erika Pioletti (morì dopo 12 giorni in ospedale) e Marisa Amato, morta nel gennaio 2019 dopo oltre un anno e mezzo di cure. Per quei fatti lo scorso maggio i giovani che spruzzarono lo spray creando il panico nella piazza sono stati condannati a 10 anni ciascuno per omicidio preterintenzionale.

Troppe persone in poco spazio e le transenne che proprio non dovevano essersi lì: sono queste le accuse che la Procura ha mosso fin da subito a chi ha organizzato e gestito la proiezione in piazza San Carlo. Un evento, secondo le carte dell’inchiesta, organizzato troppo in fretta, male e in ritardo (l’affidamento avvenne il 26 maggio, appena una settimana prima) , nonostante piazza arrivarono circa 40mila persone. Dovevano esserci non più di due persone per metro quadro. Invece ne furono autorizzate quattro. Gli inquirenti ritengono che sia stata violata una regola prudenziale sancita da un decreto del Ministero dell’Interno del 2001. La capienza della piazza fu calcolata in maniera sbagliata, senza tenere conto di una serie di fattori: le transenne, per esempio, non potevano essere rimosse tempestivamente perché, per problemi di budget, gli organizzatori non avevano allestito un servizio steward. Il piano di evacuazione che fu elaborato, sostiene chi indaga, trasforma la piazza in una trappola. Inoltre, non venne emanata nessuna ordinanza per limitare la vendita di alcolici e vietare la presenza di bottiglie in vetro, ordinanza che avrebbe dovuto essere firmata dalla sindaca che ha la delega alla Sicurezza.

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