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“Scivola, scivola, scivola, scivola”. Avete presente il noto jingle? Ecco da dove arriva (e quali sono le ragioni che hanno spinto a sceglierlo per uno spot)

Avete capito, no? Quel jingle, per altro cantato da una delle più grandi voci di tutti i tempi (Mina), che rischia di farvi saltare i nervi ogni fott*ta volta che lo sentite. Sembra una prova inconfutabile del fatto che oggi il creativo vuole suscitare rabbia nella mente del consumatore, per generare ricordo. E sembra anche una prova inconfutabile di un altro fatto...

Fare i creativi, al giorno d’oggi, non deve essere affatto facile. Il primo che twitta una cosa appena ironica o intelligente fa il pieno di cuori e retweet, la competizione è serrata. Forse per questo, a volte, i pubblicitari sono così disperati che per far presa sul consumatore si affidano alla rabbia. Al nervosismo. Alla voglia di urlare. Deve essere questo il caso dello spot di una nota marca di telefonia che abbiamo sentito milioni di volte durante la settimana di Sanremo e che continuiamo a sentire, tra le altre, nelle partite di Serie A.

“Scivola, scivola, scivola, scivola, scivola…”. Avete capito, no? Quel jingle, per altro cantato da una delle più grandi voci di tutti i tempi (Mina), che rischia di farvi saltare i nervi ogni fott*ta volta che lo sentite. Sembra una prova inconfutabile del fatto che oggi il creativo vuole suscitare rabbia nella mente del consumatore, per generare ricordo. E sembra anche una prova inconfutabile del fatto che Umberto Tozzi diventa ogni giorno più ricco. Già depositario dei diritti SIAE di un brano come Gloria (ve lo ricordate in Wolf of Wall Street?), è suo anche questo jingle. O meglio, è parte di una sua canzone, Stella stai. Ora, nel brano di Umberto è un coro, appena accennato, perfettamente integrato nella melodia. Nella pubblicità è una cosa da affacciarsi alla finestra e urlare un liberatorio “basta!”.