Il piano industriale di Ubi Banca prevede al 2022 una riduzione di personale di circa 2.030 risorse, incluse le circa 300 oggetto dell’accordo sindacale del dicembre 2019. Il costo è già stato spesato nei risultati dello scorso esercizio, garantendo tuttavia un parziale ricambio generazionale. E’ prevista inoltre la chiusura di 175 filiali mentre gli sportelli full cash saranno ridotti del 35%.

Ubi prevede di realizzare 665 milioni di euro di utile netto nel 2022 e di mantenere nell’arco del piano industriale un pay-out medio (la percentuale di utile destinata a dividendo) del 40%, coerente con il mantenimento di un indice di solidità patrimoniale Cet1 ratio del 12,5% a fine anno. La banca si riserva di poter aumentare il dividendo nel 2022 in caso di Cet1 ratio superiore al 12,5%. Ubi si attende di raggiungere a fine piano un ritorno sul capitale tangibile (rote) dell’8,3% con un Cet1 del 12,5%.

“Il triennio di piano rappresenta in modo simbolico il lasciarsi alle spalle un decennio di crisi che la banca peraltro ha affrontato con resilienza”, ha commentato l’ad Victor Massiah. Il Piano che abbiamo elaborato “si basa sulla trasformazione della banca nell’ottica di un gruppo che sa cavalcare le nuove tecnologie digitali grazie a una significativa componente di investimenti senza però rinunciare al fattore umano, ma anzi valorizzandolo con un forte impegno nella formazione”, afferma. “Miglioreranno, e in alcuni casi verranno trasformati, i modelli di servizio alla clientela in ambiente di omnicanalità, consentendo al cliente un utilizzo totalmente flessibile di tutti i canali fisici e remoti disponibili. Continueremo a mantenere il controllo sui costi, nonostante gli importanti investimenti previsti, a monitorare il rischio, con l’ulteriore riduzione dei crediti deteriorati grazie alla forza della nostra piattaforma interna di recupero, e a rafforzare i controlli”.

“Il Piano industriale illustrato stamani dall’amministratore delegato Victor Massiah indica gli obiettivi generali senza entrare nel merito dei singoli aspetti”, sottolineano Paolo Citterio della Fabi, Pierangelo Casanova di Fisac/Cgil, Giuseppe Cassella della First/Cisl, Claudia Dabbene di Uil/Uilca e Natale Zappella di Unisin. “La forte riduzione di forza lavoro con il taglio di oltre 2.000 dipendenti (più del 10%), la riqualificazione di altri circa 2.400 e la chiusura di almeno 175 filiali generano forte preoccupazione per le organizzazioni sindacali. Capiremo i reali impatti solamente una volta che verrà fornita la comunicazione di Informativa sindacale che verrà inviata solo nei prossimi giorni. Obiettivo già dichiarato da tutti i sindacati sarà un robusto piano di assunzioni (di almeno 1 persona ogni due uscite) per mantenere adeguati livelli occupazionali e di servizio su tutti i territori dove Ubi è presente”.

“Col sindacato va tutto bene”, ha sostenuto Massiah, “fino ad oggi non ci sono problemi particolari, ora dobbiamo entrare in una procedura sindacale. Sono ottimista, come ho detto abbiamo un rapporto estremamente maturo con le componenti sindacali abbiamo fatto molto bene fino ad oggi e sono convinto che faremo bene anche domani”.

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