“Accetto qualunque critica, ma non da donne che non hanno figli“. Così l’assessora leghista del Piemonte alle Politiche per la Famiglia, Chiara Caucino, ha risposto alle polemiche nate dopo l’approvazione da parte della Giunta di centrodestra di Alberto Cirio del suo disegno di legge sugli affidi. Una norma chiamata ‘Allontanamento zero’ che prevede che il 40% degli oltre 55 milioni destinati al sistema infanzia in Piemonte venga dirottato dai servizi sociali alle famiglie, sotto forma di aiuti economici.
Il segretario regionale del Pd, Paolo Furia, chiede le scuse e le dimissioni dell’esponente dell’esecutivo. “Nel gruppo del Partito democratico – osserva il capogruppo in Regione, Domenico Ravetti – c’è una sola donna, non ha figli e si sta battendo per tutelare bambini vittime di situazioni tremende. Ci dica Caucino se è lei che vilmente sta tirando in ballo”. Il capogruppo di Luv, Marco Grimaldi, si appella al governatore Cirio per ottenere “pubbliche scuse”, e la capogruppo M5s, Francesca Frediani, stigmatizza le “parole indegne” di Caucino, che “offendono migliaia di donne“.
L’assessore Caucino ha parlato a un incontro organizzato dal Comitato Cittadini per i Diritti Umani, contrario agli affidi: “C’è chi parla e non è nemmeno madre” e “forse prima di parlare dovrebbe passare per quel sacro vincolo“, ha replicato alla critiche. Dopo l’ok della giunta di centrodestra al ddl ‘Allontamento zero’ – che deve ora passare al vaglio del Consiglio regionale – centinaia di persone sabato sono scese in piazza a Torino per protestare contro la legge. Tra queste anche esponenti del M5s e la sindaca Chiara Appendino. “Non è negando che esistono nuclei familiari in difficoltà che si tutelano i minori”, hanno spiegato avvocati, assistenti sociali, organizzazioni sindacali e docenti universitari.
Il disegno di legge firmato da Caucino prevede tra il resto l’obbligo di redarre un Pef (Progetto educativo personalizzato) per poter procedere all’allontanamento di un minore e introduce degli “interventi di sostegno alla genitorialità” che vadano gradualmente a sostituire gli inserimenti nelle strutture ad hoc. Inoltre, la norma sancisce il divieto di “allontanamento di un minore per indigenza del nucleo familiare”. Infine vengono stanzianti 21 milioni di euro in due anni per far restare i minori nelle loro famiglie di origine, con l’obiettivo dichiarato dall’assessore di ridurre del 60% gli affidi.
Sabato in piazza la sindaca Appendino e la sua vice Sonia Schellino hanno spiegato invece che i servizi sociali “assicurano ogni anno a molti minori, quando le loro famiglie attraversano momenti di difficoltà e non possono prendersi cura dei propri figli, l’opportunità di vivere per un certo periodo in un ambiente che garantisce al bambino o al ragazzo benessere fisico, materiale e psicologico“. Di conseguenza, ha spiegato la prima cittadina pentastellata, “ridurre l’impegno e il sostegno all’istituto dell’Affidamento sarebbe profondamente sbagliato” perché ad alcuni minori non verrebbero più assicurate “le condizione per crescere nel modo migliore“.