Il padre dell'ex premier archiviato solo per due ipotesi di traffico di influenze, ma ancora indagato per altri episodi dello stesso reato. Rigettata l’archiviazione per l’ex ministro Luca Lotti e l’ex generale della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia, accusati di rivelazione del segreto d’ufficio. Poi la novità: indagati gli ex parlamentari Denis Verdini e Ignazio Abrignani per turbativa d’asta e concussione. Sono le decisioni del gip di Roma Gaspare Sturzo nell’ambito di uno dei filoni della maxinchiesta Consip
Non solo Tiziano Renzi resta indagato per alcune ipotesi di traffico di influenze illecite (per altre è stato archiviato). Anche l’ex ministro Luca Lotti resta indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Inoltre Denis Verdini deve essere iscritto anche lui con l’ex parlamentare del suo partito Ignazio Abrignani e con l’imprenditore Ezio Bigotti per la turbativa della gara Consip e per le pressioni sull’amministratore di allora della società pubblica, Luigi Marroni. Partiamo da Lotti. L’ex fedelissimo di Matteo era indagato nel filone sulla fuga di notizie sull’inchiesta Consip. Le accuse iniziali erano due: favoreggiamento e rivelazione di segreto. Per il primo reato, Lotti è già a processo: secondo le accuse avrebbe spifferato nel 2016 all’allora amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, nominato dal Governo Renzi nel 2015, l’esistenza di un’indagine sugli appalti della Centrale Acquisti della Pubblica Amministrazione. Per il secondo reato, quello di rivelazione di segreto, i pm romani però avevano chiesto l’archiviazione sulla base di motivazioni tecniche relative al suo ruolo di allora che non riguardava il segreto da lui in ipotesi rivelato. Richiesta respinta ieri dal gip Gaspare Sturzo sulla base di ragioni giuridiche opposte. Il gip comunque non ha formulato imputazione coatta ma ha solo chiesto ai pm su questo aspetto di svolgere nuove indagini.
Indagini da fare nel termine di 90 giorni sono state chieste dal gip ai pm anche per la posizione di Tiziano Renzi, inizialmente accusato di traffico di influenze per varie questioni delle quali aveva parlato Carlo Russo con Alfredo Romeo nell’estate del 2016 negli uffici della Romeo Gestioni vicino alla Camera dei Deputati, mentre erano attive le intercettazioni ambientali del Noe dei Carabinieri. Tiziano si è sempre detto all’oscuro di tutto e ha negato di avere incontrato Alfredo Romeo con Carlo Russo. I pm romani non hanno creduto del tutto al padre dell’ex premier, interrogato nel marzo del 2017, ma comunque hanno chiesto l’archiviazione di Tiziano, Alfredo Romeo e del suo consulente Italo Bocchino per il traffico di influenze su tutti i fatti contestati, mentre hanno chiesto solo per Russo il rinvio a giudizio e non per traffico di influenze illecite ma per millantato credito, reato peraltro riformato nel frattempo e di fatto unificato al traffico di influenze illecite.
Il gip Sturzo invece sul traffico di influenze presunto di Tiziano in concorso con il suo amico Carlo Russo e con l’imprenditore Alfredo Romeo e Italo Bocchino (consulente dell’imprenditore) distingue le singole questioni e le posizioni dei singoli soggetti. Archivia tutti e tre (Alfredo Romeo, Italo Bocchino e Tiziano Renzi) per le chiacchiere di Russo e Romeo relative alle pressioni da fare su Monica Chittò (ignara e mai indagata), allora sindaco di Sesto San Giovanni del Pd. Archiviano solo Tiziano Renzi per le chiacchiere di Russo e Romeo relative all’allora dirigente dell’Inps Daniela Becchini (anche lei mai indagata). Mentre il Gip Sturzo rigetta la richiesta di archiviazione sulle gare più importanti, quella da 2,7 miliardi di Consip e quella di Grandi Stazioni del valore di decine di milioni. Su queste due vicende Sturzo chiede ai pm romani di indagare ancora sul padre dell’ex premier insieme a Alfredo Romeo e Italo Bocchino. Invece sulla questione della presunta ‘mediazione nei confronti di Daniela Becchini’ il Gip chiede di indagare solo Romeo e Bocchino, non Tiziano, per traffico di influenze.
Quindi sulle due questioni più importanti e cioè la presunta ‘mediazione nei confronti di Luigi Marroni‘ allora amministratore di Consip, e la presunta ‘mediazione nei confronti di Silvio Gizzi‘ amministratore delegato di Grandi Stazioni il Gip ha disposto per Tiziano Renzi (oltre che per Russo, Romeo e Bocchino)“ordine di integrazione di indagini ex 409 comma 4 codice procedura penale”. A distanza di quasi due anni dalla richiesta dei pm quindi il Gip prende una decisione mediana: non manda Tiziano Renzi a giudizio e non lo archivia. La difesa di Tiziano Renzi, rappresentata dal’avvocato Federico Bagattini, coglie l’aspetto positivo del provvedimento del gip: “Per due volte la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione di Tiziano Renzi, riconoscendo la correttezza del comportamento del mio cliente – spiega Bagattini – rimaniamo a disposizione dei magistrati romani anche per le nuove indagini, con la tranquillità e la fiducia di chi intende collaborare con gli inquirenti, prendendo atto che – a differenza dei ripetuti rumors della vigilia – il Gup non ha ordinato l’imputazione coattiva sotto alcun profilo”. Altra novità dell’inchiesta è l’iscrizione di nuovi indagati. Come Denis Verdini. Concussione e turbativa d’asta è il reato ravvisato dal gip Sturzo che deve essere contestato oltre che al fondatore di Ala anche al parlamentare Ignazio Abrignani e all’imprenditore Ezio Bigotti. La turbativa d’asta “in relazione alla gara d’appalto Consip Fm4” e concussione in relazione “ai danni di luigi Marroni in riferimento alla vicenda Cofely e agli incontri con Bigotti”.
Dopo che sono emersi i particolari sulla decisione del gip Sturzo, l’ex ministro Luca Lotti ha commentato sul suo profilo Facebook le nuove indagini disposte nei suoi confronti: “Dopo molte settimane mi vedo costretto a parlare di nuovo del cosiddetto ‘caso Consip‘. E lo faccio al solo fine di evitare spiacevoli strumentalizzazioni – ha scritto l’ex ministro – La Procura di Roma che ha condotto le indagini (iniziate nel 2016) aveva chiesto per me l’archiviazione del reato di rivelazione di segreto d’ufficio. Il Gip ieri ha deciso una proroga di 90 giorni per integrazione delle indagini. Dopo oltre tre anni, occorrerà attendere altri tre mesi – ha aggiunto – Io dico: bene così! Nessuna polemica, anzi. Sono certo che questo ulteriore tempo chiarirà meglio e fino in fondo questa vicenda. E servirà a dimostrare come io non possa avere rivelato ‘segreti d’ufficio’ che non conoscevo e che non afferivano all’incarico governativo che all’epoca ricoprivo. Per quanto mi riguarda, da oltre mille giorni attendo di potermi difendere nelle sedi opportune e non sui giornali – ha aggiunto Lotti – Quando ne avrò l’occasione dimostrerò la mia innocenza e la mia totale estraneità ai fatti. Sono sicuro che alla fine tutto sarà chiarito in un’Aula di Tribunale, come è giusto che avvenga in un Paese democratico. Come ho fatto finora – ha concluso il parlamentare del Pd – affronterò tutto a testa alta e con la forza della verità. Non ho mai smesso e mai smetterò di avere fiducia nella Giustizia”.