La manifestazione di protesta per salvare il polmone verde di Istanbul attorno a piazza Taksim si trasformò in una protesta antigovernativa che durò mesi e vide scendere in piazza milioni di persone. In tre rischiavano l'ergastolo, tra loro anche il filantropo Osman Kavala. La procura spicca 695 mandati di arresto per il tentato golpe del 2016 contro soldati in servizio e in congedo, ex agenti di polizia e dipendenti del ministero della Giustizia
Erano accusati di aver tentato di rovesciare il governo turco con le manifestazioni al Gezi Park di Istanbul nel 2013. Per tutti è arrivata l’assoluzione, compresi i 3 che rischiavano l’ergastolo. I 16 – compresi il difensore per i diritti umani e filantropo Osman Kavala, l’attivista per lo sviluppo dei bambini Yigit Aksakoglu e l’architetto Mucella Yapici – sono stati giudicati non colpevoli per insufficienza di prove.
La manifestazione di protesta per salvare il polmone verde di Istanbul rappresentato dal Gezi Park, attorno a piazza Taksim, dove il governo aveva deciso di costruire un centro commerciale, ben presto si trasformò in una protesta antigovernativa che durò mesi e vide scendere in piazza milioni di persone non solo a Istanbul. La polizia usò la violenza per placare le proteste e disperdere la folla, arrestando 900 persone e provocando 4 feriti gravi. Per gli scontri, nel 2015, sono stati condannati in 244.
L’atto di accusa – composto da 657 pagine – nei confronti dei 16 assolti dopo 5 anni dal tribunale aveva individuato il presidente turco e allora premier Recep Tayyip Erdogan come parte lesa. L’udienza che si è svolta oggi nel carcere di massima sicurezza di Silivri è la sesta, da quando il processo è iniziato a giugno. Tra gli imputati assolti figurano anche un regista, un attore, un urbanista, uno scrittore e un avvocato. La loro assoluzione è stata accolta sui social come “un momento storico per i diritti civili” in Turchia.
A dicembre la Corte europea per i diritti umani aveva chiesto alla Turchia di rilasciare immediatamente Kavala, 62 anni, l’unico imputato in carcere con l’accusa di aver finanziato le proteste del Gezi Park. Ora l’attivista e imprenditore tornerà in libertà, dopo aver scontato circa due anni e mezzo di detenzione. Anche Amnesty International si era pronunciata contro la sua detenzione, definendola “politicamente motivata” e affermando che “l’esito di questo processo mostrerà al resto del mondo se il rispetto dei diritti umani ha un ruolo nel sistema giudiziario turco”.
Nelle stesse ore in cui il tribunale assolveva i 16 imputati per le manifestazioni di Gezi Park, la procura della Turchia ha spiccato 695 mandati di arresto per persone sospettate di essere coinvolte nel tentato golpe del 15 luglio 2016, tra cui soldati in servizio e in congedo, ex agenti di polizia e dipendenti del ministero della Giustizia. Tutti, come riporta l’agenzia di stampa Anadolu, sono sospettati di legami con il predicatore islamico Fethullah Gulen. Nel dettaglio, i mandati di arresto riguardando 157 persone nelle forze armate, tra cui 101 militari in servizio, più altri 71 dipendenti del ministero della Giustizia, di cui 33 ancora in servizio. Altri 467 sospetti sono ricercati per rapporti con Gulen nell’ambito di una indagine sugli esami di polizia condotti nel 2009.