Due reti per tempo, iberici annichiliti al termine di una prestazione luccicante e quarti di finale di fatto ipotecati. In una parola: un sogno. Solo in parte sporcato dalla rete di Cheryshev a metà della ripresa e che ha iniziato a concretizzarsi subito, con le occasione da rete per i nerazurri a fioccare sin dai primi minuti di gioco
Nessuno svegli Bergamo. Quella di San Siro per l’andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Valencia è stata una notte che resterà per sempre nella storia dell’Atalanta e del calcio orobico: due reti per tempo, spagnoli annichiliti al termine di una prestazione luccicante e quarti di finale di fatto ipotecati. In una parola: un sogno. Solo in parte sporcato dalla rete iberica a metà della ripresa e che ha iniziato a concretizzarsi subito, con le occasione da rete per i nerazurri a fioccare sin dai primi minuti di gioco. E quando al 16′ Hateboer ha messo a segno la prima rete, quella che ha aperto la goleada orobica, la sensazione di superiorità è diventata un fatto. Rimasto tale anche quando il Valencia ha sfiorato per almeno tre volte il gol del pareggio (un palo e un paio di situazioni pericolosissime). Gli uomini di Gasperini hanno tremato e sono ripartiti a testa bassa, sfiorando il raddoppio in più occasioni, proponendo un calcio bello e spettacolare. Come al solito, insomma: attacchi in serie e pazienza se dietro si concede qualcosa agli avversari, in questo caso un Valencia troppo fragile in difesa e a centrocampo per far fronte agli attacchi in massa dei bergamaschi. Con questo spartito, il meraviglioso raddoppio di Ilicic a tre minuti dalla fine del primo tempo è apparso come la conseguenza inevitabile della superiorità dimostrata.
Nella ripresa la musica non è cambiata. Anzi. Se possibile il gioco atalantino è diventato ancora più bello, le giocate più fluide, i protagonisti impeccabili. Come Freuler, che al 52′ ha messo a segno il 3 a 0 con uno splendido destro a giro dal limite. In vantaggio di tre reti, l’Atalanta ha dimostrato di non essere ancora sazia: attacchi a ripetizione, occasioni da gol in serie. Il tripudio al minuto 63, quando Hateboer – ancora lui – ha approfittato di una disattenzione (l’ennesima) della frastornata retroguardia iberica per involarsi sulla sinistra e battere per la quarta volta il portiere Jaume Doménech. Sugli spalti, i 45mila di San Siro non credevano ai loro occhi: la cenerentola Atalanta a insegnare calcio nell’Europa che conta, contro una squadra che in passato ha recitato ruoli da protagonista anche in Champions. Il troppo splendore, però, ha annebbiato la foga dei padroni di casa e il Valencia ne ha subito approfittato. Nella coppa dei campioni, per chiamarla come si chiamava una volta, funziona così: se cala la tensione sono guai. Per l’Atalanta il guaio ha un nome e un cognome: Denis Cheryshev. Il nazionale russo è entrato al 64′ e al 66′ ha messo a segno il gol che darà un senso al match di ritorno che si giocherà in Spagna il 10 marzo. Tra venti giorni: c’è tempo. Queste sono le ore del sogno nerazzurro, di una città che non crede ai suoi occhi, di una Bergamo ai piedi della sua Dea Atalanta.