Dieci gol in 7 partite di Champions, 39 reti in totale da inizio stagione in 29 partite tra Salisburgo e Borussia Dortmund. Le ultime due hanno regalato la vittoria ai gialloneri contro il Paris Saint Germain nell’andata degli ottavi della più importante competizione europea. Ma per non farsi mancare nulla, Erling Haaland, 19 anni e 213 giorni, ha pure percorso 60 metri in 6″64 durante un contropiede facendo segnare (sull’erba) un tempo che sarebbe valso una finale mondiale di atletica leggera. Il record mondiale è appena tre decimi più basso a 6″34, mentre il primato norvegese è inferiore di appena 9 centesimi. Gli aggettivi per il giovane attaccante norvegese ormai si sprecano, lui non smette di stupire e vola basso.
“So che devo migliorare ancora tanto, si è visto anche oggi. Devo continuare a lavorare duro”, ha detto dopo la doppietta al Psg. “Non è mai sufficiente, mi sto trovando bene in questa competizione ma devo lavorare ancora – ha aggiunto il centravanti ai microfoni di Sky Sport – Il secondo gol? Non ci ho pensato troppo, mi sono semplicemente goduto il momento”. La testa, insomma, sembra quella giusta.
Figlio d’arte, nato in Inghilterra perché papà Alf-Inge giocava in Premier League, prima con Nottingham Forrest e Leeds e poi al Manchester City, in stagione tra Austria e Bundesliga ha realizzato 29 reti in 22 presenze. Appena arrivato in Germania a gennaio, pagato 20 milioni di euro e convinto con un contratto da 8 milioni all’anno, ha realizzato la tripletta più veloce nella storia del massimo campionato tedesco: panchina all’inizio, 183 secondi per segnare la prima rete, quindi la difesa dell’Augsburg bucata altre due volte in 23 minuti.
I gol a raffica sono una specialità della casa. Lo scorso maggio ha segnato 9 gol all’Honduras in una sola partita di Coppa del Mondo under 20, record assoluto. E martedì sera su Twitter, uno scout norvegese ha rivelato anche un retroscena particolare su Haaland: “È ‘campione mondiale’ di salto in lungo da ben 14 anni”. Tradotto: il 22 gennaio 2006, Haaland doveva ancora compiere 6 anni e, come ha spiegato papà Alfie-Inge, “aveva fatto delle prove di ginnastica nella sua scuola elementare ed era stato piuttosto bravo, così lo portammo ad alcuni incontri di atletica leggera”. Cosa accadde? “Si è messo subito alla prova con il salto in lungo e ha raggiunto una distanza di 163 centimetri”. Nessuno, prima di allora, era riuscito in qualcosa di simile. Si narra che nessuno ci sia mai riuscito neanche dopo. Una leggenda, non l’ultima che si sentirà sul suo conto.