Cinema

Festival di Berlino 2020, il sublime talento di Elio Germano per due film italiani in concorso per l’Orso d’oro – Il programma e le star

Volevo nascondermi e Favolacce si contenderanno un premio con i film di autori del calibro di Tsai Ming Liang, Philippe Garrel, Kelly Reichardt, Rithy Pahn, Sally Potter, Christian Petzold e Abel Ferrara

di Anna Maria Pasetti

Non c’è solo il talento di Elio Germano ad accomunare i due titoli italiani concorrenti al 70° Festival di Berlino, di scena dal 20 febbraio all’1 marzo. Almeno sulla carta, Volevo nascondermi del bolognese Giorgio Diritti e Favolacce dei romanissimi fratelli D’Innocenzo sembrano dialogare sulla base dei valori imprescindibili dell’esistenza, quelli fondativi e dal sapore arcaico.

D’altra parte un biopic sul pittore italiano “folle” per antonomasia – Antonio “Toni” Ligabue – e un dramma dalle tinte nerissime travestito da “fiaba” non possono che agganciarsi all’anima delle “cose ultime”, interrogando la coscienza di chi il cinema lo fa e lo osserva. Tutti in campo, dunque, da attori (sublimi, per garanzia, come Germano) e spettatori, nell’attesa di due opere che non potranno – by definition – lasciare indifferenti. Vero è che entrambe nascono segnate da lutti: per il film su Ligabue si piange lo straordinario Flavio Bucci indimenticabile corpo e volto dell’artista nello sceneggiato Rai del 1977 per la regia di Salvatore Nocita, mentre per quello dei D’Innocenzo bros. si ricorda la recente scomparsa della co-produttrice svizzera, la meravigliosa Tiziana Soudani.

Svizzera esattamente come la lingua parlata da Toni Laccabue, divenuto poi Ligabue, prima che si mescolasse con l’emiliano dolce di Reggio: una parabola esistenziale quella raccontata dall’inedito connubio Diritti/Germano che, per premesse e promesse, supera la biografia del leggendario artista morto nel 1965 per innalzarsi all’esemplarietà di ogni dropout, di ieri, oggi e probabilmente di domani. La differenza dall’uomo comune è che l’Artista reietto ancorché desideroso d’amore, dal suo nascondiglio, sapeva guardare il mondo con occhi diversi.

Suo malgrado, Ligabue godeva dell’innocenza infantile come quella di cui – probabilmente – si avvalgono i piccoli protagonisti di Favolacce, figli della provincia intesa come “terra di mezzo”, in cui anche la fairy tale si tinge di oscuro, di peccaminoso. Alla loro seconda Berlinale dopo aver concorso in Panorama con l’esordio La terra dell’abbastanza, Fabio e Damiano D’Innocenzo, classe 1988, si confronteranno con la loro prima grande competizione internazionale, quest’anno ancor più imponente in quanto edizione celebrativa del Settantesimo nonché la prima sotto la direzione artistica dell’italiano Carlo Chatrian, dopo la lunga esperienza da direttore al Festival di Locarno.

Con Volevo nascondermi (che uscirà in Italia già il 27 febbraio per 01 Distribution) e Favolacce (previsto invece in primavera per Vision Distribution) si contenderanno l’Orso d’oro film di autori del calibro di Tsai Ming Liang, Philippe Garrel, Kelly Reichardt, Rithy Pahn, Sally Potter, Christian Petzold e Abel Ferrara. E, fra gli oltre 400 film in programma sparsi nelle numerose sezioni, non mancheranno sorprese, tappeti rossi da urlo (la star più attesa è Johnny Depp in arrivo già i primi giorni) e tanti italiani in un’edizione tricolore da record: oltre al giurato Luca Marinelli e agli “ospiti d’onore” in Berlinale Special Gala Matteo Garrone e Roberto Benigni con il loro Pinocchio, si avrà modo di scoprire una manciata di nuovi cineasti il cui futuro è tutto da scrivere.

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