È un peccato che le amministrazioni comunali e regionali sul tema del riuso dell’esistente siano così ottuse e miopi. Ancora oggi quando si parla di rigenerazione urbana ci si ferma in particolare a interventi di privati, ma senza dare un senso strutturale e di riappropriazione da parte delle città di luoghi o immobili inutilizzati che diventano buchi neri, mentre potrebbero diventare occasione di risposte al fabbisogno abitativo, culturale e sociale dei cittadini.
Shakespeare nel Re Lear scrisse: ” Che altro sono le città se non persone?”. Nelle città i luoghi, gli immobili vuoti sono dei non luoghi ovvero una “non città” nella città, senza pathos, senza vita. Pensare a quei “buchi neri” come occasione di valorizzazione a solo vantaggio di privati mercifica quei luoghi, realizza una città vetrina, buona per una turistificazione mordi e fuggi, ma non ne fa una “città persona”.
Eppure esiste anche un riuso possibile e sociale di spazi e luoghi inutilizzati che oggi sono solo ed esclusivamente “non città”. Su questo il dibattito è ancora arretrato; prima che politico e amministrativo, temo sia un problema culturale di un ceto dirigente incapace di pensare alle città come luoghi di persone, pubblici e fruibili a tutti, destinati quindi ad aumentare il benessere dei cittadini, anche dentro un contesto di economia circolare che realizza posti di lavoro e nuove possibilità di reddito.
Gli attuali “buchi neri” degli spazi e luoghi abbandonati delle nostre “non città” nelle città potrebbero e dovrebbero essere l’occasione per tornare a pensare alla città bella. Le città sono belle se non ci sono spazi e luoghi abbandonati, se non ci sono buchi neri e se questi vengono ripensati e riutilizzati per rispondere alle esigenze delle persone ai bisogni abitativi, sociali e culturali che gli abitanti esprimono.
Abbiamo bisogno di un nuovo ceto politico e amministrativo, ma prima ancora di fare un percorso culturale fuori dai percorsi di valorizzazione privata delle città. Abbiamo bisogno di città-persone, non di città mercantili che diventino città-vetrina. Saremo in grado di percorrere questa strada?
Possiamo verificarlo presto. La legge di bilancio 2020, all’articolo 1 comma 85, destina al green new deal fino al 2023 4,240 miliardi di euro. Tra gli obiettivi anche la rigenerazione urbana, programmi e progetti innovativi con elevata sostenibilità ambientale, che tengano conto degli impatti sociali.
Se avviassimo nei comuni percorsi partecipativi per sostenere programmi di rigenerazione urbana finalizzati al loro impatto sociale, per esempio rigenerare un immobile per destinarlo a case popolari, sarebbe un bell’inizio.