Su Autostrade “c’è un procedimento di revoca che si sta avviando a conclusione. Il governo sta andando avanti con la procedura di revoca ed è interesse della controparte fare una proposta transattiva che il governo avrebbe il dovere di valutare. Se fosse una proposta che offre la possibilità di tutelare l’interesse pubblico ancora più efficacemente che la revoca stessa abbiamo il dovere di considerarla. Ma solo in quel caso”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Bruxelles per il Consiglio europeo sul prossimo bilancio pluriennale dell’Unione, avverte che il tempo per Aspi sta per finire. Se vuol tentare il tutto per tutto nella speranza di tenersi la concessione, deve muoversi ora. Che cosa è cambiato? Il via libera arrivato mercoledì alla Camera al decreto Milleproroghe spiana la strada all’esecutivo perché contiene un articolo che facilita la revoca delle concessioni riducendo a circa 7 miliardi (da 23) le penali a carico dello Stato e prevede che, in attesa delle gare, subentrerebbe la società pubblica Anas.
Ma la partita si intreccia anche con il ricatto di Matteo Renzi al governo. La sua Italia viva aveva provato a far sopprimere quell’articolo del Milleproroghe ma non c’è riuscita. E giovedì mattina il senatore di Rignano ed ex rottamatore ha rilanciato con una provocazione: “Credo sia un messaggio che funziona molto bene nell’opinione pubblica perché la gente pensa ‘gli stai facendo male, se lo meritano’. Io metto lì un tema: io sono perché Autostrade paghi e paghi tanto per quello che è successo. L’ho detto anche ai vertici Aspi quando li ho incontrati. Spero che non ci sia chi in nome del populismo fa una battaglia per cui alla fine sia lo Stato che paghi ad autostrade. Sarebbe un paradosso, un capolavoro all’incontrario”.
Va detto comunque che, sempre per effetto del Milleproroghe, l’efficacia del provvedimento di revoca o decadenza non è subordinata al pagamento da parte dell’amministrazione del valore delle opere realizzare al netto degli ammortamenti (il risarcimento dei mancati introiti non è più previsto): ci sarebbe dunque il tempo di fare una nuova gara e incassare il corrispettivo, prima di girare il dovuto ad Aspi. Non solo: sullo sfondo resta la possibilità di un accordo transattivo che preveda non solo maggiori investimenti ma anche una riduzione dei pedaggi. Mentre sembra sfumata l’ipotesi di cessione del controllo del gruppo a nuovi soci, anche pubblici. Di qui l'”ultima chiamata” di Conte.