Parla della revoca delle concessioni ad Autostrade ma anche della minaccia dei renziani di sfiduciare Alfonso Bonafede e della richiesta d’incontro lanciata in conferenza stampa dal leader di Italia viva. Se ieri da Palazzo Chigi avevano fatto filtrare che il presidente del Consiglio non avrebbe commentato le uscite dell’ex segretario del Pd, ma solo nei prossimi giorni avrebbe reso note le sue determinazioni, oggi Giuseppe Conte non ha potuto sottrarsi alle domande dei cronisti. E, arrivando al vertice europeo di Bruxelles sul bilancio Ue 2021-2027, ha preannunciato che andrà in Parlamento a “formalizzare l’agenda 2023”. In quella sede chiederà probabilmente il voto su una risoluzione a favore del suo programma: una conta, dunque, per verificare se Italia viva è dentro o fuori la maggioranza. Portando allo scoperto anche i primi “responsabili”.
Arrivando a Bruxelles il premier, dopo aver spiegato che quello sul bilancio è “un negoziato complicato” e come Italia “vogliamo essere ambiziosi”, ha risposto alle domande sulle parole usate in mattinata da Matteo Renzi: “Credo che la cosa più pulita sia vedersi la prossima settimana. Le telenovelas funzionano quando poi c’è un elemento di chiarezza. Serve una forma di trasparente chiarezza“, aveva detto l’ex rottamatore. “Renzi mi ha chiesto un incontro e ho già risposto che sono ben disponibile, la mia porta è sempre stata aperta e sarà sempre aperta: sicuramente ci vedremo la settimana prossima”, ha risposto l’attuale presidente del consiglio. Che non ha commentato le parole di Renzi a Porta a porta: “Non entro nel merito, mi attengo alle posizioni ufficiali. I delegati di Italia viva hanno presentato a una proposta di legge elettorale proporzionale, in parte sono stati anche promotori, su quello le forze di maggioranza hanno costruito un’iniziativa di riforma, se ci sono altre iniziative estemporanee non entro nel merito”.
Il premier ha però criticato la minaccia dei renziani di sfiduciare il ministro della giustizia. “La mozione di sfiducia proposta da Renzi al nostro capo delegazione Bonafede significa mettere fine al governo“, ha detto chiaro e tondo Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo Economico. “Ancora non ho capito perché aleggia questa proposta di sfiducia su Bonafede, non esiste più la norma Bonafede perché il Governo ha presentato una delega per il processo civile che contiene una norma sulla prescrizione che è completamente diversa dalla norma Bonafede, che è il ministro capodelegazione del M5S, il ministro che ha presentato una legge delega che accelera il processo civile a dicembre, adesso al processo penale sta facendo un ottimo lavoro, non ho ancora capito di cosa si parla”, è il pensiero di Conte.
Il capo del governo è quindi tornato ad escludere l’ipotesi di un cambio di maggioranza, con l’uscita di Italia viva e l’entrata dei cosiddetti responsabili: “Ho chiesto la fiducia in Parlamento con un determinato assetto, con determinate forze e gruppi: sarebbe assolutamente improprio che io mi cercassi altre maggioranze. E il fatto stesso che ho chiesto io di fare delle comunicazioni al Parlamento significa che sono per una gestione assolutamente lineare e trasparente di ogni passaggio. E il Parlamento è la sede più lineare e trasparente in cui confrontarsi, perché vi siedono i parlamentari, che sono i rappresentanti dei cittadini”, ha detto. Rispondendo poi alla domanda se ci sarà una verifica di maggioranza e un voto di fiducia, Conte ha spiegato che “in parlamento ci sarà l’esito del rilancio dell’azione di governo” dopo “il confronto con le forze di maggioranza”. “Ricordo – ha aggiunto – che tutti i delegati dei vari partiti si sono seduti al tavolo, hanno operosamente collaborato per elaborare le misure che servono al paese, ci sono delle priorità, è quello che serve ai cittadini”. Il premier, quindi, ha annunciato l’intenzione di fare “delle dichiarazioni al Parlamento. Preannuncerò le misure che riteniamo servano al paese, sarà un’occasione per delineare l’agenda 2023“.
Insomma il presidente del consiglio cerca di rilanciare l’azione dell’esecutivo, sostenuto dall’attuale maggioranza, e per questo motivo ha cercato di svuotare d’importanza quello che per molti è il vero casus belli delle fibrillazioni dei renziani: le nomine che dovrà fare il governo nelle prossime settimana. “E’ sicuramente una partita di grande responsabilità – ha detto – si tratta di trovare le persone giuste per posti di responsabilità, non è certo fonte di potere la nomina ma fonte di grande responsabilità. Affronteremo anche questo passaggio perché è doveroso affrontarlo ma senza quell’entusiasmo che di solito si accompagna a questo dossier”.