In una lettera aperta pubblicata dalla pagina "Non una di meno" un gruppo di studentesse anonime racconta la propria versione: "Non vogliamo più docenti molestatori, chiediamo una presa di posizione netta dell’Università". Ma il direttore risponde: "Sono intervenuto appena ho saputo"
“L’abuso di potere da parte del docente in questione non ha colpito solo una nostra collega, ma negli anni siamo state in tantissime, purtroppo, ad essere state colpite dalla politica di terrore e dalla violenza“. Le studentesse dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, dove un docente si è dimesso dopo le accuse di molestie sessuali, raccontano la loro versione in una lettera aperta pubblicata dalle attiviste di ‘Non una di meno Napoli‘ su Facebook, insieme agli screenshot dei messaggi. “Ci siamo spesso chieste: come si come si fa a non rispondere anche soltanto con un ciao ad un docente, dove a legarci è il rapporto di subordinazione che ci fa dubitare che qualsiasi cosa non detta possa ritorcersi contro di noi?”
“In questi mesi – scrivono – siamo riuscite a confrontarci tra di noi per capire che quello che è successo a una è lo stesso copione avvenuto per tutte, con sfumate diverse”. In alcuni casi le ragazze venivano contattate ancora prima di iniziare i corsi. Nei messaggi, l’uomo invita le ragazze al cinema e si informa sulle loro misure, chiede foto. Alcune venivano invitate a uscire con la promessa di ottenere uno stage o un lavoro. “Per molte di noi è stato davvero frustrante” Nella lettera si leggono le storie di chi, dopo aver declinato l’invito, veniva bocciata all’esame: “Lo meritavi, ma se avessi accettato il mio invito sarebbe stato tutto più semplice, ritenta la prossima volta sarai più fortunata”.Per chi rispondeva a tono iniziava “un calvario, per alcune durato anni”. E ancora: “Abbiamo vissuto a lungo con umiliazioni pubbliche durante il corso di questo docente, trattate malissimo“. Inoltre accusano i media di aver “reinterpretato” una vicenda che “vuole essere ridotta ad un unico caso singolo”. Ma la cosa peggiore, proseguono, è “la leggerezza con cui ci vengono date delle soluzione” o vengono suggerite “le strade che avremmo dovuto prendere” senza avere “la minima nozione di cosa ha rappresentato per noi vivere nel terrore per anni”.
L’Accademia, dicono le ragazze, era a conoscenza del problema: e situazioni, continuano le ragazze, che “in più casi, erano giunte a chi avrebbe dovuto tutelarci all’interno dello spazio accademico, uno spazio che immaginavamo protetto”. Ma il direttore Giuseppe Gaeta smentisce categoricamente: “Se mi avessero detto in precedenza che un professore invitava studentesse a uscire sarei intervenuto, cosa che ho fatto appena ho ricevuto segnalazione dall’organo di rappresentanza degli studenti: non ho aspettato neanche 24 ore”. “Non vogliamo più docenti molestatori – concludono le ragazze nella lettera – vogliamo strumenti che ci tutelino e vogliamo una presa di posizione netta dell’Università contro gli abusi di potere, sessuali, avances e molestie”.