Il post non lasciava spazio a interpretazioni: “Farà coccodè?!?”. E giù insulti e commenti omofobi contro l’insegnante Francesco Simoni che aveva l’unica colpa di partecipare al “Toscana Pride” vestito da angelo. Per questo l’ex segretario ed esponente di punta della Lega a Siena, Francesco Giusti, e l’attuale assessore allo Sport e all’Università del comune leghista, Paolo Benini, andranno a processo per diffamazione. E saranno difesi da un avvocato speciale: il sindaco leghista di Siena, Luigi De Mossi, tra i legali più famosi in città, poi diventato primo cittadino a giugno 2018 quando la città del Palio è stata conquistata dal centrodestra dopo settant’anni di governi rossi. Dallo staff del primo cittadino fanno sapere che De Mossi difenderà personalmente l’assessore della sua giunta e l’ex segretario cittadino della Lega perché “la diffamazione è la sua specializzazione, da sempre”. La prima udienza si terrà il 26 febbraio davanti al giudice monocratico di Siena, Jacopo Rocchi.
Il post e i commenti omofobi – La vicenda risale al 16 giugno 2018 quando a Siena si era tenuto il “Toscana Pride”, la versione regionale del “Gay pride”, per difendere i diritti della comunità Lgbt. Il professor Francesco Simoni, 47 anni e insegnante in una scuola media di Montevarchi (Arezzo), viene fotografato mentre cammina per le vie del centro di Siena a torso nudo e con le ali da angelo. A postare la foto su Facebook è Francesco Giusti, noto blogger ed ex segretario provinciale della Lega: “Farà coccodé?!?”, si legge nella didascalia del post ancora oggi pubblico sulla sua bacheca. La foto scatena decine di commenti e di insulti nei confronti del professore e tra questi compaiono anche quelli dell’attuale assessore allo sport e all’Università della Lega, Paolo Benini, di professione medico chirurgo e neurologo: a un utente che parla di “disorientamento mentale”, risponde pubblicando la foto della copertina del Dsm-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Poi a chi chiede “Ma viva la figa no?”, Benini risponde: “Siamo per la libertà di culto”.
Commenti che non sono piaciuti a Giusti che ha denunciato l’autore del post, Benini e altre sei persone che avevano lasciato commenti: “Ho una laurea e un dottorato di ricerca – ha detto il docente a La Nazione – Ho viaggiato in molti Paesi per motivi di studio, la scuola è tutta la mia vita. Queste cose mi fanno male, mi sento ferito come persona, come insegnante e come attivista dell’Arcigay. Siamo nel 2020, queste barbarie devono essere superate”. Il pm di Siena, Niccolò Ludovici, aveva chiesto l’emissione del decreto penale di condanna al pagamento complessivo di 516 euro ciascuno, ma cinque indagati si sono opposti e quindi a fine febbraio si terrà la prima udienza.
Gli imputati e la difesa di De Mossi – A processo quindi andranno l’ex segretario della Lega Giusti e l’assessore Benini. Il primo non è nuovo a uscite che hanno fatto imbarazzare il partito locale: nel 2015 fu costretto alle dimissioni da segretario dopo aver lasciato un commento offensivo (“Più pomp…. Meno articoli”) sotto a un post in cui Selvaggia Lucarelli ripubblicava un suo articolo uscito sul Fatto Quotidiano. Benini invece è stato allontanato dalla Lega nel settembre 2018 perché, da consigliere comunale eletto nelle fila del Carroccio, aveva più volte espresso la sua contrarietà nei confronti della giunta De Mossi: a ottobre è stato nominato dal sindaco assessore allo sport e all’Università dopo il rimpasto di giunta, al posto di Massimo Sportelli. E al processo sarà proprio De Mossi a difendere entrambi.