I nuovi casi italiani – 6 registrati in Lombardia solo nelle ultime 24 ore – si aggiungono ai 47 casi già confermati in Europa. I Paesi più colpiti sono Germania e Francia, dove è stato registrato anche il primo decesso. Ogni Paese ha recepito le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su come procedere, incluse le regole base di prevenzione: lavarsi le mani frequentemente con il sapone, mantenere un metro di distanza da chi tossisce o starnutisce. Per chi pensasse di aver avuto contatti a rischio, la regola è di restare in casa e di chiamare il numero attivato dal Ministero della Salute (1500) e non recarsi di persona al pronto soccorso, per evitare di diffondere ulteriormente la malattia.
Francia – I primi casi in Europa sono stati confermati dalle autorità sanitarie francesi il 25 gennaio: un uomo di 48 anni che era passato da Wuhan. La Francia ha anche registrato il primo – e al momento unico – decesso in Europa: un turista cinese di 80 anni. Un mese dopo, il numero totale è di 12 casi, di cui 5 rientrati dalla Cina e altri 7 contagiati in loco. Tra questi, 5 hanno contratto la malattia in uno chalet sulle Alpi, dove soggiornava un cittadino britannico proveniente da Singapore, un “super spreader”.
Germania – La Germania è il Paese più colpito con 16 casi, due rimpatriati da Wuhan e 7 che hanno sviluppato la malattia nel Paese. La maggior parte sono concentrati in Baviera: dopo il primo caso, un lavoratore del fornitore automobilistico Webasto, tutte le persone che sono entrate in contatto con la vittima sono state informate dettagliatamente sui sintomi da tenere sotto controllo e delle misure di igiene.
Regno Unito – 9 casi confermati nel Regno Unito: due sono stati contagiati in Cina, 7 hanno sviluppato i sintomi sul territorio nazionale. L’ultima paziente è una donna cinese che vive a Londra: è arrivata a Heathrow dalla Cina e ha chiamato il 111, il numero del sistema sanitario nazionale, quando si è sentita male poco dopo il suo arrivo. Il test è stato effettuato in un ospedale di Londra, e in attesa del risultato, la donna si è chiusa in casa in isolamento volontario. Le autorità hanno messo in modo le indagini per rintracciare parenti, amici e chiunque possa essere entrato in contatto con la donna dal suo ritorno nella capitale. I passeggeri che volavano sul suo stesso aereo sono stati tutti contattati per essere sottoposti al test. Le scuole di Brighton, scrive il Guardian, hanno insegnato ai propri studenti come mettersi in auto-isolamento protettivo nel caso in cui ci fossero stati altri contagi.
Anche in Spagna sono stati confermati due casi, tutti importati, uno in Finlandia, Belgio e Svezia: tutte persone con una storia di viaggio in Cina. L’Unione Europea, il 28 gennaio scorso, ha attivato il meccanismo europeo di risposta politica alle crisi per il coronavirus. Gli Stati membri però sono liberi di attivare misure nazionali. L’Italia è stata tra i primi a decretare il blocco dei voli scavalcando le singole compagnie aeree e ad aver attivato controlli a tappeto in aeroporto.
Le linee guida dell’Oms – Tutti i Paesi hanno recepito le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stabilisce, tra le altre cose, un periodo di isolamento di 14 giorni per i casi sospetti. L’Oms conferma che il virus si diffonde per il contatto con persone infette: dalle goccioline di saliva che si diffondono starnutendo o tossendo, o dalle secrezioni nasali. Per questo l’indicazione è di tossire o starnutire in un fazzoletto da gettare in un cestino chiuso, oppure nell’incavo del gomito, e di lavarsi subito dopo le mani. Non è ancora esclusa completamente la trasmissione del virus dalle superfici, che quindi vanno disinfettate attentamente.
Per chi pensa di essere stato sottoposto a fattori di rischio – cioè viaggi in Cina o in Paesi dove circola l’epidemia – o abbia avuto contatti con persone contagiate possono chiamare il numero telefonico 1500, messo a disposizione dei cittadini dal Ministero della Salute, per avere risposte da medici specificamente preparati e ricevere indicazioni su come comportarsi. Pericoloso recarsi di persona al pronto soccorso, con il rischio di espandere ancora di più il contagio. Inutile anche assumere antibiotici – pratica che deve essere sempre autorizzata dal medico – visto che si tratta di un’infezione curante.
L’Istituto Superiore di Sanità ha fornito anche buone pratiche di prevenzione: lavarsi frequentemente e accuratamente le mani con il sapone prima di portarle al viso, agli occhi e alla bocca, come per qualsiasi influenza e infezione respiratoria, e mantenere una distanza di almeno un metro da chi sta tossendo. Non esistono al momento kit commerciali per confermare la diagnosi di infezione da nuovo coronavirus a casa: la diagnosi deve essere eseguita nei Laboratori di riferimento e, laddove si rilevino delle positività al virus, deve essere confermata dall’Istituto Superiore di Sanità.