di Federica Pistono*
Fra le opere tradotte dalla lingua araba in questo primo scorcio del 2020, molto interessante appare il romanzo Le donne di al-Basatin dello scrittore tunisino Habib Selmi (Atmosphere libri, 2020), un testo che si presenta come un vivido affresco della società tunisina alla vigilia della rivoluzione dei gelsomini.
Nel romanzo, finalista del prestigioso Booker prize arabo del 2011, l’autore tratteggia un nitido quadro della Tunisia corrotta e apparentemente immobile alle soglie della Primavera araba, mentre già germogliano i semi della rivoluzione. L’opera si presenta come una fotografia della vita quotidiana di una famiglia di ceto medio che vive nel quartiere di al-Basatin, a Tunisi. Attraverso le vicende di questo piccolo universo, soprattutto matriarcale, l’autore ci presenta le contraddizioni delle società tunisina, con particolare attenzione per i ceti medi, un mondo stretto tra le antiche tradizioni religiose e una turbolenta modernità.
La critica sociale investe tutti gli aspetti della vita collettiva, focalizzando l’attenzione sull’incapacità del governo di soddisfare le aspirazioni della popolazione, che sogna libertà e benessere ma anche giustizia sociale e opportunità di lavoro, e sul fenomeno della nuova islamizzazione della popolazione, che induce le donne a indossare il velo.
La società tunisina appare in bilico tra la concezione dei costumi ispirata alla tradizione islamica e un’ansia di modernità, volta a rinnovare i modelli di comportamento adeguandoli agli standard europei. Imprigionato in questa antinomia, bloccato tra la morale islamica e la fascinazione occidentale, l’individuo tunisino, uomo o donna, si trova spesso a destreggiarsi tra le due alternative, adottando una soluzione di compromesso, improntando i propri comportamenti ai canoni tradizionali in pubblico, a uno stile più disinvolto in privato.
Se questa opzione ipocrita cattura in primo luogo gli uomini, che esibiscono una condotta esteriormente ineccepibile per poi consumare alcolici o frequentare le prostitute in segreto, ancora più difficile appare la situazione delle donne, giacché la scelta di indossare il velo rappresenta un immediato discrimine esteriore: da un lato le donne velate, timorate di Dio e come tali degne di rispetto; dall’altro le non-velate, ritenute disponibili a qualunque avventura e ormai approdate sule sponde della morale occidentale.
Se molte donne compiono la scelta di adeguarsi al codice di comportamento tradizionale, ve ne sono altre che scelgono di sfidare la società, pur consapevoli delle conseguenze che tale atteggiamento potrebbe comportare.
Quella di contravvenire ai canoni tradizionali non è una decisione di poco conto: è un’opzione che spesso presenta a chi la esercita un prezzo da pagare, come accade a uno dei personaggi femminili del romanzo, una donna che viene arrestata per il solo fatto di ricevere in casa un lontano parente. Secondo le norme sociali patriarcali della cultura araba, infatti, la reputazione della famiglia è legata alla condotta delle donne, la cui interazione con uomini che non siano parenti stretti è illecita nell’Islam e considerata socialmente inaccettabile. Tali norme vengono a volte trasgredite dagli uomini, mentre sono tassativamente inviolabili per le donne.
La critica sociale non si rivolge soltanto alla mentalità degli abitanti del quartiere di al-Basatin, ma si estende al quadro politico della Tunisia che sta per essere investita dalla Primavera araba.
II protagonista Tawfiq, un tunisino emigrato da decenni in Francia e tornato in patria per una visita alla famiglia, si rende ben presto conto dei cambiamenti in atto nel paese e del fermento che turba l’animo dei connazionali: chiacchierando al caffè con gli amici assiste alle discussioni tra filo-occidentali e fondamentalisti; visitando la moschea, è affrontato da un giovane fanatico che non approva le intrusioni dei non praticanti; brutalmente interrogato dalla polizia, constata i metodi violenti degli agenti, che agiscono con arroganza e senza rispetto dei diritti umani.
Coinvolto nel vortice della vita del quartiere, Tawfiq si accorge di come il governo di Ben Alì non sia in grado di accogliere le istanze della popolazione, quasi presagendo il prossimo rivolgimento sociale.
Come in altre opere di Selmi, l’attenzione dell’autore per gli aspetti quotidiani dell’esistenza è centrale anche in questo romanzo. Le scene di vita familiare e sociale volte a raffigurare i riti della quotidianità, come i pasti, le visite dei parenti, le discussioni tra amici costituiscono la base del tessuto narrativo, come pure le pagine in cui l’autore descrive il mercato centrale, l’ufficio postale, il caffè, la banca. Ogni ambiente è raffigurato con vivo realismo, in uno stile volutamente secco ed essenziale, stringato e moderno per meglio evidenziare la proiezione verso il futuro della società tunisina.
* traduttrice ed esperta di letteratura araba