Dopo gli interrogatori fiume delle ultime settimane, Graviano ha continuato la sua deposizione al processo ‘Ndrangheta stragista. Se nelle scorse udienze, però, si era dimostrato particolarmente loquace, questa volta è sembrato particolarmente irritato dalle domande di Ingroia, ex magistrato e oggi avvocato di parte civile dei familiari dei due carabinieri uccisi nel gennaio 1994: "Non parlo, prima voglio la verità sulla morte di mio padre. Aprite i casetti della procura, c'è qualche magistrato che non ha fatto bene il suo lavoro"
La domanda diretta gliel’ha fatta Antonio Ingroia: Silvio Berlusconi è tra i veri mandanti delle stragi? Ma Giuseppe Graviano questa volta si è innervosito. Prima è tornato a parlare del processo sulla morte di suo padre, che “è rimasto per 37 anni in un cassetto della procura di Palermo. Aprite quel cassetto prima, io risponderò dopo. Sono stanco di 40 anni di bugie”. Poi redarguito dalla giudice Ornella Pastore ha detto: “Dottoressa, io per il momento non mi ricordo“. Insomma, il boss di Brancaccio non rinuncia a mandare messaggi. Dopo gli interrogatori fiume delle ultime settimane, Graviano ha continuato la sua deposizione al processo ‘Ndrangheta stragista, in corso davanti alla corte d’Assise di Reggio Calabria, dove è accusato dell’omicidio di due carabinieri. Non è un pentito, ma un mafioso stragista sepolto al 41 bis da molteplici ergastoli. Non è un collaboratore ma un imputato: come tale può mentire. Se nelle scorse udienze, però, si era dimostrato particolarmente loquace, questa volta è sembrato particolarmente irritato dalle domande di Ingroia, ex magistrato e oggi avvocato di parte civile dei familiari dei due carabinieri uccisi nel gennaio 1994.
Da procuratore aggiunto di Palermo, infatti, Ingroia è il magistrato che ha istruito il processo sulla Trattativa Stato-mafia, e da pm ha rappresentato l’accusa contro Marcello Dell’Utri, poi condannato in via definitiva a sette anni di carcere. Che il clima fosse teso tra l’ex magistrato e il boss si è capito fin dall’inizio: “Lei costituiva un ostacolo per l prosecuzione della strategia stragista?”. “No, perché non sono coinvolto in queste discussioni…”, è uno dei tanti botta e risposta tra il legale di parte civile e l’imputato. “Ha mai conosciuto Dell’Utri?”, ha chiesto a un certo punto l’ex pm al mafioso.”No, non lo conosco. Ma se continuate con queste domande, a cui ho già risposto al pubblico ministero, va a finire che mi stanco e mi calano gli zuccheri“, ha detto Graviano, dopo aver confermato quanto detto nelle scorse udienze all’aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, cioè di “avere incontrato per tre volte Silvio Berlusconi“. Poi, però, quando Ingroia ha chiesto “se in uno dei tre incontri” con l’ex premier fosse presente lo stesso Dell’Utri, il boss ha risposto infastidito: “Ma se le ho detto che non l’ho mai conosciuto… Se ci fosse stato anche lui glielo avrei detto”. Ingroia ha replicato: “Le ho fatto questa domanda perché in una intercettazione del giugno 2016 parlando con Umberto Adinolfi in carcere parlava di Dell’Utri. Che si sarebbe dovuto fare un esame di coscienza insieme con Berlusconi”. “Io questa intercettazione non me la ritrovo ma le rispondo. Dissi che Berlusconi si doveva fare un esame di coscienza perché aveva approvato delle leggi che mi facevano restare in carcere”.
Il capomafia, però, ha perso l’autocontrollo quando Ingroia ha chiesto se Berlusconi “fosse tra i veri mandanti delle stragi“, contestandogli alcune intercettazioni. “Non parlo, prima voglio la verità sulla morte di mio padre. Il processo di mio papà per quasi 38 anni ha soggiornato in un cassetto, dal 1982 al 2019. È sufficiente aprire quel cassetto…”Il dottor Lombardo mi ha detto che farà accertamenti, io mi fido solo del dottor Lombardo”, ha detto riferendosi all’omicidio del padre, Michele Graviano, ucciso nel gennaio 1982. “In procura troverete tutto – dice Graviano – se in questi 38 anni qualche procuratore non ha esercitato la professione con tutti i crismi. C’è qualche magistrato che non ha fatto bene il suo lavoro…Non continuate a fare domande a me, io risponderò solo dopo che avrò le risposte. Prima voglio i responsabili della morte di mio padre. C’è qualche giudice di Palermo che è stato fatto eroe, anche se è un vostro collega mi spiace dirlo, ma sapete che la storia ci insegna che a volte le medaglie al valore vengono anche tolte…”. A chi si riferisce Graviano quando parla di magistrati che non avrebbero onorato la toga? Secondo l’avvocato Ingroia, il riferimento sarebbe a Giovanni Falcone, visto che secondo Graviano il giudice ucciso a Capaci avrebbe coperto il pentito Totuccio Contorno.
Il boss si è rivolto in toni veementi a Ingroia: “Ancora che cercate l’agenda rossa e gli autori dell’omicidio Agostino? Aprite i cassetti in Procura che sono chiusi da quasi 40 anni, è una vergogna”. La presidente della corte d’Assise è dovuta intervenire per redarguirlo: “Dica che non vuole rispondere alla domanda, ma non le permetto questi toni”. Il boss, però, non si è limitato a dire di non voler rispondere: “Dottoressa, io per il momento non mi ricordo“. Da quello che risulta al fattoquotidiano.it i legali di Silvio Berlusconi starebbero aspettando i verbali d’udienza del boss, per sporgere querela.