“Dell’Utri? Non lo conosco. E poi se continuate con queste domande, a cui ho già risposto al pubblico ministero, va a finire che mi stanco”. Si è innervosito Giuseppe Graviano, l’ex capo mandamento di Brancaccio, per le domande dell’avvocato Antonio Ingroia che lo ha incalzato anche sulle stragi e sulla Trattativa Stato-mafia. “Berlusconi è stato uno dei mandanti delle stragi mafiose?”, gli ha chiesto a un certo punto Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo- “Non parlo, prima voglio la verità sulla morte di mio padre. Il processo di mio papà per quasi 38 anni ha soggiornato in un cassetto, dal 1982 al 2019. E’ sufficiente aprire quel cassetto…”, ha detto, alzando la voce, il boss mafioso. “Il dottor Lombardo (Procuratore aggiunto di Reggio ndr) mi ha detto che farà accertamenti – aggiunge Graviano – bisogna prendere quel processo e scrivere la verità come sono andati i fatti. Non sta bene che la sentenza si ferma a Gaetano Grado, c ‘è qualche magistrato che non ha fatto bene il suo lavoro…”, dice ancora Graviano. Il capomafia si riferisce all’omicidio del padre, Michele Graviano, ucciso nel gennaio 1982.
“In procura troverete tutto – dice Graviano – se in questi 38 anni qualche procuratore non ha esercitato la professione con tutti i crismi. Non continuate a fare domande a me, io risponderò solo dopo che avrò le risposte. Prima voglio i responsabili della morte di mio padre”. “Qualcuno è stato fatto eroe…”. E prosegue: “Quaranta anni di bugie che ci sono state raccontate, basta sono stanco ma stiamo scherzando???”. E’ stato necessario l’intervento della Presidente della Corte d’assise per calmare gli animi.
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