“Siamo spaesati, ma cerchiamo di mantenere la calma e restare in contatto tra di noi”. E’ come “essere all’improvviso in un film fanta-horror“. Una residente di Codogno, che preferisce restare anonima, racconta a ilfattoquotidiano.it le prime ore di quarantena nel Lodigiano. Qui, il 21 febbraio è stato confermato il primo caso di malato italiano per Coronavirus che non era stato in Cina. Da quel momento a tutti gli abitanti è stato chiesto di auto-isolarsi. “Il paese è vuoto e siamo tutti chiusi in casa. C’è un silenzio surreale, ci parliamo dal pianerottolo del palazzo per scambiarci informazioni a voce. Per le strade c’è un via a vai continuo di ambulanze che vanno a domicilio per verificare le segnalazioni”. Se l’isolamento volontario, racconta, è rispettato, c’è molta più confusione per quanto riguarda l’approvvigionamento di cibo. “Al momento sono chiusi tutti i centri commerciali dei dieci paesi bloccati della zona, ma per molti non è chiaro se si può o meno andare nei supermercati delle zone vicine non in quarantena“. Le segnalazioni sui social network sono tante: ci sono residenti di Codogno e dintorni che escono in macchina per fare rifornimento. “Aspettiamo una comunicazione ufficiale dalle istituzioni a proposito. Ci hanno chiesto di restare in casa e non andare al lavoro, quindi credo sarebbe meglio non andare nei centri commerciali di altri paesi. Al momento in centro sono aperte le farmacie e i piccoli negozi. Però non sappiamo come funzioneranno i rifornimenti per le attività più piccole. Mi immagino che prima o poi termineranno”.

A Codogno sono stati chiusi uffici, esercizi commerciali di grandi dimensioni, le scuole e il vescovo ha fatto un comunicato per annunciare l’interruzione di tutte le funzioni religiose. Anche l’ospedale e il pronto soccorso sono stati chiusi. “La struttura è blindata, non entra e non esce nessuno”, conferma la cittadina di Codogno. “In queste ore sta circolando la segnalazione delle mogli di alcuni infermieri che sono al lavoro da molte ore senza aver avuto il cambio, hanno fatto un appello per chiedere di essere aiutati. Rischiano il burnout“. Una situazione critica che riguarda anche i volontari della Croce Rossa, impegnati 24 ore su 24: “Ci arrivano voci. Dicono che sono molto sovraccarichi, ma tengono duro“.

L’altra grande preoccupazione, che però si svilupperà principalmente nei prossimi giorni, è sul fronte economico: “Sono state fermate tutte le attività produttive dell’area. Qui c’è un tessuto di piccole e medie imprese molto forte, aziende artigiane e simili. Avranno molte ripercussioni sul breve e medio periodo. Bisognerà pensare anche a loro”. Intanto, continua ancora la residente di Codogno, “siamo stati contattati dalle nostre aziende con la richiesta di restare a casa da lunedì per almeno due settimane. Ci chiediamo però se dobbiamo prenderci le ferie oppure, come dicono altri, i giorni saranno calcolati come malattia senza bisogno di certificati. Anche su questo punto attendiamo chiarimenti. Non tutti sono d’accordo a prendersi le ferie, perché del resto siamo obbligati a fermarci per problemi di ordine pubblico e sanitario”.

Tra concittadini si cerca di mantenere la calma e darsi una mano gli uni e gli altri sulle piccole cose. “Non bisogna dimenticare che qui la maggior parte dei cittadini sono pendolari su Milano e su Piacenza. Siamo una cittadina di frontiera tra Lombardia ed Emilia-Romagna. Questo vuol dire che tutti noi abbiamo avuto molti contatti. Come il 38enne contagiato. E’ molto importante che sua moglie stia ricostruendo i suoi ultimi spostamenti, ma è impossibile che fosse a conoscenza di tutti i movimenti. Io non so tutti gli appuntamenti che ha mio marito durante la giornata, quindi c’è sicuramente qualche buco nella sua versione”. In questo clima di tensione è facile che si diffondano false informazioni: “Mi hanno detto che ieri sono andate a ruba le mascherine nei magazzini edili. Ma quelle mascherine non servono assolutamente a niente perché di lato sono bucate”.

Codogno, continua la residente, “è una cittadina molto viva. Come si vede dalle tante attività che aveva fatto la coppia nei giorni di incubazione della malattia. Siamo un paese dove sport e volontariato sono molto diffusi”. “Il paradosso per noi è quello di essere passati dalla normalità di tante cittadine di provincia a essere, di colpo, al centro della cronaca mondiale. Siamo un po’ spaesati. Io cerco di dire a tutti di mantenere i nervi saldi e di creare una rete. In queste ore ci segnaliamo le difficoltà e i problemi, le chat sono incandescenti. Ma ci stiamo aiutando: chi non ha parenti nella zona, può contare su vicini o amici”. Di sicuro, “è stata stravolta la nostra quotidianità. Sono chiusi i teatri, i cinema, ma pure i cimiteri”. “E’ come essere all’improvviso in un film fanta-horror”, ma, “sappiamo che l’importante è mantenere la calma. Sicuramente all’improvviso abbiamo molto tempo per pensare”.

Intanto si allarga l’area di Comuni lombardi “chiusi” per Coronavirus. Non solo Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo: anche nel pavese, le cittadine da cui provengono ed esercitano i due medici contagiati, Pieve Porto Morone e Chignolo Po, hanno suggerito ai cittadini di “limitare di intrattenersi in luoghi di ritrovo ed assembramento pubblico”. Le misure potrebbero essere estese ad altre aree. E naturalmente si guarda alle scuole. Silvia Livraga, docente a Brembio (Lodi) ha raccontato a ilfattoquotidiano.it che la notizia nelle classi si è diffusa nel pomeriggio di ieri. “Non avevamo molte informazioni e i ragazzi chiedevano a noi cosa stesse succedendo. Certo siamo preoccupati per la vicinanza con le zone colpite. Abbiamo colleghi che vengono da quell’area e stiamo aspettando di capire come si deciderà di procedere. Si deve contenere l’allarmismo, ma chiudere in via precauzionale gli istituti potrebbe essere una soluzione. La nostra scuola sarà chiusa lunedì e martedì per le vacanze di carnevale. Resta da capire se mercoledì ci lasceranno a casa oppure no”.

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