La casa di Andrea Zanotto si trova in un oliveto, confinante con il bosco di pini che ricopre il Monte Pisano, sopra il paese di Calci, in provincia di Pisa, parte dell’Appennino Tosco-Emiliano. È stata una delle quattro che sono andate distrutte nell’incendio che ha bruciato 1300 ettari di bosco, nel settembre del 2018. Quindici mesi dopo è riuscito a ricostruirla, e un mese fa è tornato a viverci, dopo essere stato ospitato dal parroco e dai vicini. Una rinascita, come quella che sta vivendo il Monte Pisano, grazie all’impegno della comunità. “Dalla tragedia siamo riusciti a trovare una spinta per dare nuova vita a questi boschi, quando tutto sembrava perduto”, racconta Maurizio Meucci, che tra questi alberi ha trascorso tutta la vita. Calci e Vicopisano sono stati i due comuni colpiti dai roghi che hanno bruciato la montagna durante una notte intera, con 700 persone sfollate. Meucci è il presidente della Comunità del bosco del Monte Pisano, la prima in Italia, costituita il 24 ottobre 2019, grazie alla normativa regionale toscana in ambito forestale (lr 39/2000).
“Siamo un’associazione di 70 persone che amano e vivono il monte – continua Meucci – un tempo era la risorsa delle popolazioni che ci vivevano, vogliamo che ritorni ad essere così”. La Comunità del bosco si riunisce ogni settimana per programmare la prevenzione degli incendi e riabilitare le tradizioni montane, come quelle legate ai 160 mulini e frantoi locali, alla produzione di castagne e ai sentieri turistici. Diverse iniziative, per evitare lo spopolamento delle aree interne. “Gli incendi sono stati una possibilità di guardare alla montagna con occhi diversi”, racconta Meucci, “È necessario garantire una presenza attiva nei boschi per combattere l’incuria“. Mentre i germogli stanno spuntando nel bosco, la cittadinanza si è già messa al lavoro. “È una comunità nata dal basso, che raccoglie diverse sensibilità: aziende agricole, famiglie, ricercatori e proprietari dei boschi“, spiega Giovanni Sandroni, assessore con delega alla gestione del patrimonio boschivo di Calci, “Un’iniziativa positiva per ripartire e tenere alta l’attenzione verso il bosco”.
Per proteggere la montagna dai possibili incendi, il primo passo è la cura dei pini che rivestono il manto della montagna, alberi facilmente infiammabili, che richiedono lo sfoltimento del sottobosco per evitare la propagazione dei possibili incendi, e la messa a dimora di alberi più resistenti che possano fare da barriera al fuoco, come la sughera. La cura dei boschi è portata avanti di pari passo con la protezione degli abitanti. “Quando le fiamme si sono avvicinate alle nostre case, noi tutti siamo scappati di casa per una scelta autonoma, avvisando i vicini”, spiega Andrea Zanotto, “le persone che abitano i boschi svolgono un controllo quotidiano. Continuiamo a vivere qui, nonostante la necessità di migliori strade e infrastrutture”.
Oltre alla Comunità del bosco, dal mese di marzo, nel Monte Pisano prenderà vita la prima comunità ‘firewise’ italiana, di autoprotezione contro gli incendi. Le persone che vivono nei boschi parteciperanno alla formazione realizzata dal centro addestramento antincendio della Regione Toscana. Un lavoro che si concluderà il 5 maggio, Giornata mondiale di prevenzione degli incendi boschivi. Dall’Europa agli Stati Uniti, le comunità firewise sono già diffuse nel mondo: in Australia sono state una delle principali risposte ai recenti roghi che hanno cancellato l’80 percento delle Blue Mountains, patrimonio UNESCO. “Nelle comunità firewise, le famiglie diventano parte attiva alla lotta contro gli incendi attraverso la gestione della vegetazione nei dintorni delle abitazioni, creando e mantenendo piccole fasce variabili dai 10 ai 30 metri con l’obiettivo di ridurre il rischio vicino alle case, ma soprattutto imparando i comportamenti da tenere in caso di incendio boschivo, per minimizzare i danni e proteggere le abitazioni”, spiega Luca Tonarelli, dottore forestale che dirige il Centro di addestramento antincendio della Regione Toscana, l’unico del nostro paese.
In Italia, ogni anno, 100mila ettari di bosco vengono percorsi dalle fiamme, in media. “La superficie è diminuita ma gli incendi estremi sono in aumento. L’Italia è uno dei paesi europei più interessati dagli incendi a causa del cambiamento climatico. La siccità porta i roghi a svilupparsi senza controllo, in zone che prima non erano interessate e allunga la stagione degli incendi, come è successo in Australia”, spiega Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano, uno degli undici scienziati emergenti al mondo, secondo la rivista Nature. “L’autoprotezione attraverso le comunità firewise è l’airbag degli incendi boschivi, che permette alle persone che vivono nei boschi di conoscere e tutelare l’area dove vivono come parte di un patrimonio comune ma anche di essere preparate per fronteggiare i roghi”, conclude Vacchiano. “La prevenzione degli incendi è la chiave della sfida posta dall’emergenza climatica”.