Visto il lavoro che faccio, sono obbligata a leggere la mattina parecchi giornali. Articoli sul tema del riscaldamento climatico, e sulle sue conseguenze, ce ne sono pochissimi – parlo dei giornali italiani – tanto che alcuni giorni non ne trovo nessuno, pur sfogliando cinque o sei quotidiani. Ogni volta penso che ciò abbia dell’incredibile, visto che sul clima ci vorrebbe una cronaca costante, incessante, una cronaca che finisca sempre in prima pagina, vista l’importanza dei fatti, come ho avuto altre volte modo di scrivere.
Ma peggio dell’assenza di articoli, secondo me, fa l’articolo allarmistico e sporadico sull’emergenza climatica. Quello che compare ogni tanto, francamente a casaccio, riportando un’emergenza vera con tanto di titoli da panico. È capitato di recente, ad esempio, sul quotidiano la Repubblica, che a differenza di molti ha dato la notizia dei 18 gradi in Antartide. Per carità, un bene, ma dopo giorni e giorni in cui non parlava di cambiamento climatico e continuando, dopo, a non parlarne. Il fatto è che questi pezzi rimangono così appesi, quasi sempre infatti non sono accompagnati da spiegazioni di esperti – che dovrebbero essere tante e copiose, ora spiegherò come – e isolati nel tempo.
Questa mancanza di continuità è grave per tutti i temi importanti. Ma nel caso del clima lo è ancora di più. Perché le notizie che vengono date sono talmente allarmanti, sono di una gravità così inaudita che se lo si fa malamente si rischia veramente di gettare le persone nella disperazione più totale. O provocare in loro un rigetto verso questi temi, e una conseguenze rimozione con effetti negativi. Lo stesso vale d’altronde per i siti meteo, specie alcuni, sui quali non mi stancherò di scrivere. Non puoi annunciare un’estate dalle temperature insostenibili, tanto da bruciare (riportava sempre Repubblica giorni fa intervistando una persona de ilMeteo.it), senza accompagnarla da una spiegazione del perché questo può accadere, ma soprattutto di cosa possiamo fare noi. E per difenderci e per arginare ciò che accade.
E proprio questo è il punto. I fatti tragici legati al clima non possono essere dati da soli, tanto più in maniera intermittente e sporadica, sganciati come bombe a orologeria nella mente delle persone. No. Un’informazione vera, seria, li riporterebbe, ma darebbe massimo spazio a un altro tipo di informazione: anzitutto, grandi, grandissimi spazi a esperti che spieghino in dettaglio perché ciò sta accadendo e cosa possiamo aspettarci.
Ma poi, soprattutto, in ogni articolo di questo tipo occorrerebbe riportare, anche in un box, il tema delle necessità del taglio delle emissioni, con una piccola spiegazione di cosa si sta facendo e di cosa no, delle tappe sugli accordi internazionali in arrivo. Non solo. Ci vorrebbe sempre un piccolo box che ricordasse cosa noi possiamo fare come cittadini. Ma poi, ancora più importante, le notizie andrebbero girate a legislatori e politici: e dunque se è saltato l’inverno e le temperature sono estremamente anomale, è al governo che bisognerebbe rivolgersi. Tutte le autorità andrebbero allertate, a tutte andrebbe chiesto: cosa state facendo? Come intendete proteggerci? Questo dovrebbe fare un giornale, un talk show, un tg.
E invece niente. I giornali parlano di tutt’altro, salvo poi, sporadicamente, piazzare qua e là qualche articolo apocalittico, proprio quando non possono fare a meno di dare la notizie. Questo si chiama fare disinformazione, far andare nel panico le persone. Nessuno si sognerebbe di parlare di coronavirus senza sentire esperti su esperti e senza spiegare cosa possiamo fare per difenderci e cosa dobbiamo aspettarci. Invece sul clima sì. E sinceramente non capisco il perché.
E allora io dico: non datele proprio, le notizie sul clima. Perché date così non servono a nulla. Anzi fanno peggio, come ho detto, seminano panico senza dare risposte, creano rimozione. Non mi stancherò di ripeterlo: tra silenzio e cattiva informazione, la stampa e i media hanno una responsabilità enorme nella crisi climatica, esattamente come la politica. Quando accadrà qualcosa di gravissimo daranno tutti la colpa alla politica. Ma sbaglieranno. Perché la colpa è anche la loro, anche la nostra.