Giunti a questo punto della “pandemia” dovuta al nuovo coronavirus, qualche opinione, qualche osservazione poste qualche settimana fa può anche essere aggiustata, limata, integrata alla luce di quello che è successo nel frattempo. In primis la notizia del verificarsi di un focolaio della malattia anche nel nostro paese in forma autoctona e non importata ha destato un certo scalpore nell’opinione pubblica. Del resto sul mainstream e sui social si è assistito a una costante ricerca dello “scoop” e della rivelazione sensazionale. Ipotesi generalmente avventate e non comprovate dai fatti sono state presentate per stupire oppure per spaventare deliberatamente gli interlocutori. Nelle “chat” si ascoltano messaggi allarmistici in puro stile xenofobo, in cui distinte signore citano fantomatici ricoveri di pazienti gravissimi tenuti segreti dalle autorità, raccomandando tutti di stare alla larga da ristoranti e negozi cinesi. Naturalmente si tratta di invenzioni, non corrispondenti a nessuna realtà, come è ovvio. Questo comportamento francamente razzista deriva, anche se solo in parte, anche dall’overdose informativa di cattiva qualità che rischia oltretutto di alimentare non solo una reazione xenofoba, ma anche una tensione permanente tra la popolazione.
Abbiamo registrato questi primi ricoveri italiani: qualche decina di persone e anche tre decessi, tutti a carico di persone anziane, a conferma della selettività della letalità della malattia per la popolazione più elevata in età e con importanti fattori di rischio. Sulle particolarità epidemiologiche e cliniche di questi focolai meglio in ogni caso attendere le future e più approfondite epicrisi. Non sussiste però al momento attuale nessuna indicazione per poter prevedere un andamento diverso dal quadro già in parte delineato della pandemia in Cina e altrove. Sebbene il nostro Paese registri un numero di contagiati superiore a quello di altri europei, per la precisione mentre scrivo ben oltre cento, onestamente si tratta verosimilmente di una mera coincidenza, assolutamente da non associare a particolari errori nella gestione sanitaria e politica di questa emergenza. I numeri sono, almeno per ora e per fortuna, assolutamente minimi.
Detto del nostro Paese ci sono alcuni elementi dell’andamento dei focolai in Cina che fanno ben sperare. Il numero dei nuovi casi infatti mostra continua lentamente a calare giorno dopo giorno, confermando un trend già visibile da qualche giorno. In altri luoghi del pianeta non sembra che ci siano particolari impennate epidemiche. In Iran segnalano alcuni decessi. Probabilmente ha giocato un certo ruolo i viaggi compiuti nel contesto di alcune celebrazioni sciite proprio a Wuhan nel corso dello scorso autunno. E l’Africa? Aspettiamo ancora che si verifichi la tanto temuta invasione (che speriamo non avvenga mai). In questo momento sembra che il territorio africano sia stato risparmiato. Bene. Ci sarà più tempo per organizzare una resistenza efficace all’invasione eventuale del virus.
È probabile che le autorità sanitarie internazionali e locali dei vari paesi stiano per ora rispondendo con provvedimenti mirati a prevenire la diffusione ulteriore della pandemia. Come proseguire pertanto nella prevenzione e nella sorveglianza? Le misure di contenimento si stanno rivelando efficaci, proprio in Cina dove come detto la pandemia appare leggermente rallentare. Direi che le autorità sanitarie italiane e i cittadini si dovranno probabilmente adeguare a quegli standard di disciplina e di abnegazione a livello individuale, se vorremo far fronte a eventuali peggioramenti, sempre possibili, del quadro epidemiologico generale. Ci si dovrà perfino attendere di essere sottoposti a procedure di vario genere di isolamento se dovessero realizzarsi situazioni di necessità. Ma questo solo preconizzando una larga diffusione dell’infezione nella popolazione in proporzioni che oggi onestamente non sembrano veramente potersi realizzare. Per il momento il consiglio è di seguire con fiducia e scrupolo le semplici norme di comportamento riportate nel decalogo dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e del Ministero della Salute: lavarsi bene e spesso le mani, non toccare potenziali fonti di contagio, starnutire o tossire nel cavo del gomito, evitare di portare le mani sul volto e in prossimità della bocca ecc.
Il Consiglio dei Ministri ha ordinato nella serata del 22 febbraio la chiusura di scuole e uffici nelle regioni interessate dai casi autoctoni. Inoltre: il divieto di allontanamento e quello di accesso al comune o all’area interessata; la sospensione di manifestazioni, eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato; la sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole e dei viaggi di istruzione; la sospensione dell’apertura al pubblico dei musei; la sospensione delle procedure concorsuali e delle attività degli uffici pubblici, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali e di pubblica utilità; l’applicazione della quarantena con sorveglianza attiva a chi ha avuto contatti stretti con persone affette dal virus e la previsione dell’obbligo per chi fatto ingresso in Italia da zone a rischio epidemiologico di comunicarlo al dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente, per l’adozione della misura di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva; la sospensione dell’attività lavorativa per alcune tipologie di impresa e la chiusura di alcune tipologie di attività commerciale; la possibilità che l’accesso ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità sia condizionato all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale; la limitazione all’accesso o la sospensione dei servizi del trasporto di merci e di persone, salvo specifiche deroghe.
Tali decisioni sono state criticate da una parte perché considerate tardive e dall’altra perché troppo restrittive e non giustificate dalla gravità della situazione. Sta di fatto che comunque la situazione non è affatto sfuggita di mano. La pandemia segue il suo decorso, ma la risposta degli esseri umani è a ben vedere organizzata e efficace. La situazione è sotto controllo e un consiglio: andiamo pure dal cinese per cena. Se cucina bene, si intende.