Ai confini della zona rossa i posti di blocco sono ferrei. La guardia di finanza respinge qualche auto e avverte chi entra che non potrà più uscire. I camion che affollavano fino a qualche giorno fa la strada statale Mantovana sono scomparsi e questo diffonde il timore che il colpo all'economia locale sarà forte. I comuni bloccati sono infatti un'importante area della logistica
La zona rossa è ormai un mondo a sé, separata dal resto d’Italia da una cortina di protezione. Una manciata di comuni del lodigiano è completamente isolata: una situazione che sembra surreale ai tempi della globalizzazione e dell’iper-connessione. A Casalpusterlengo, 4 chilometri da Codogno, la vita va avanti fra posti di blocco e ferie imposte. La situazione è definita a tratti “allegra” da chi non è stato colpito dal coronavirus. “C’è tempo per una passeggiata con la famiglia e per rilassarsi”, dice a ilfattoquotidiano.it un abitante della cittadina, che però preferisce restare anonimo. “Ma la paura è che queste vacanze forzate possano colpire l’economia locale in modo irreparabile”.
I negozi di via Garibaldi, la strada principale di Casalpusterlengo, sono chiusi. “Le poche persone che passeggiano in giro sembrano ormai aver accettato il confinamento”, racconta. “Le file davanti alle farmacie si formano già prima dell’apertura, con gli abitanti che fanno scorta di medicinali e disinfettanti. La situazione è finora sotto controllo per quanto riguarda il cibo. I camion che trasportano viveri entrano ed escono liberamente (con le opportune autorizzazioni) e riforniscono i supermercati, dove l’ingresso è scaglionato nelle ore di punta”.
“Ai confini della zona rossa i posti di blocco sono ferrei. La guardia di finanza rimanda indietro qualche auto e avverte chi entra che non potrà più uscire”, continua a raccontare l’abitante di Casalpusterlengo. “I tir che affollavano fino a qualche giorno fa la provinciale Mantovana sono scomparsi. L’economia di questo importante centro della logistica è bloccata e siamo preoccupati che gli effetti saranno permanenti se l’emergenza si protrae”.
Dalle dichiarazioni dei cittadini si percepisce che la quarantena non crea un clima da guerra, ma piuttosto un’atmosfera sospesa nel tempo. Le autorità non hanno ancora comunicato quando sarà possibile tornare a lavoro. Una delle aziende più importanti del territorio è l’Unilever, con oltre cento dipendenti: la fabbrica è chiusa almeno per una settimana, mentre la divisione ricerca e sviluppo lavora da casa. È proprio lì che è stato individuato il caso del 38enne malato di coronavirus. L’abitante sentito da ilfattoquotidiano.it rivela che “l’episodio all’inizio ha scatenato il panico nell’azienda, dove all’arrivo della squadra medica decine di persone si sono assembrate davanti all’infermeria. Nei giorni successivi è però tornata la calma e tutti i colleghi del contagiato sono stati sottoposti al tampone“.
Le autorità fanno sentire il loro sostegno alle persone che vivono nella zona rossa, ma non ci sono né controlli di massa né coprifuoco. “Il timore è che le conseguenze economiche possano essere ancora più gravi di quelle sanitarie”, dice il cittadino di Casalpusterlengo. E ci fa capire che per ora ci si gode il tempo libero, ma che il futuro è un’incognita di un’equazione che nessuno sa risolvere.