Il coronavirus mette in ginocchio il turismo. Tra gite scolastiche annullate con rimborsi per causa di forza maggiore, settimane bianche saltate e stranieri spaventati dall’Italia in parziale quarantena, alberghi e agenzie di viaggio calcolano danni enormi. E già si aspettano un crollo delle prenotazioni per i ponti pasquali e primaverili. L’Associazione veneziana degli albergatori dopo la chiusura anticipata del Carnevale stima un 40% di disdette, mentre a Milano si parla di un 30% di cancellazioni per lunedì 24 e martedì 25 e un 15% per il weekend. Ma soffre pure la Sicilia che chiede alla Regione di proclamare lo “stato di calamità” e sostenere economicamente le imprese del settore. Intanto già cinque Paesi, dall’Irlanda a Israele passando per Montenegro, Macedonia e Serbia, hanno sconsigliato ai propri cittadini di venire in Italia. In più la Croazia e la Grecia hanno sospeso le gite scolastiche in Italia.
“La situazione è fuori controllo e di una gravità assoluta“, lamenta Ivana Jlenic, presidente della Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo (Fiavet). “L’informazione così martellante sta ingenerando all’estero una forma di psicosi. Ho fatto un’intervista con un giornale canadese e mi hanno chiesto se il governo sta nascondendo i dati reali della portata la situazione e quanto la vita sia compromessa”. La richiesta di Fiavet, Astoi Confindustria e Assoviaggi Confesercenti è che il governo “metta i vettori aerei (quasi tutti stranieri) nella condizione di dover provvedere ai rimborsi perché non è ipotizzabile che tutto sia scaricato sulle imprese italiane”. La Cna Turismo dal canto suo auspica la sospensione dei versamenti contributivi e misure straordinarie di supporto al reddito dei lavoratori dipendenti e indennità per artigiani e lavoratori autonomi.
Raffica di disdette anche per congressi, fiere ed eventi. La presidente di Federcongressi&eventi Alessandra Albarelli ha segnalato che stanno già arrivando disdette “anche per aprile”. Per Albarelli “se queste misure durano una settimana il danno si può contenere, ma se si va oltre si rischia anche di perdere quote di mercato a livello internazionale perché i grandi player non faranno altro che riproteggersi su altri paesi, evitando il nostro, con danni al brand Italia”. A causare difficoltà al settore è anche la mancanza di precisione delle norme: “Va bene vietare assembramenti in quei casi dove non si riescono a controllare i nomi delle persone e gli arrivi, non certo a congressi o a eventi dove tutto è registrato”. Insomma secondo l’associazione “si possono mettere in campo azioni ugualmente efficaci anche se si fanno dei distinguo. Noi siamo pronti a collaborare e a dare tutto il supporto che serve alle autorità”.