Con Marras la poesia dei campanacci sardi. Luisa Beccaria sboccia in serra. Ermanno Scervino contamina mschile e femminile….
Diciamocelo, quale sarà la griffe che lancerà il coronavirus formato stampa dall’allure psichedelica. Perché come ogni microrganismo è esteticamente attraente a cominciare dai suoi colori sgargianti.
Comunque, la salute prima di tutto. Giorgio Armani è stato il primo a comunicare che la sfilata in calendario domenica 23 febbraio, si sarebbe tenuta a porte chiuse dati i recenti sviluppi del Coronavirus . E’ stata registrata a teatro vuoto, senza stampa e buyer, e subito trasmessa in streaming. Esempio seguito anche da Laura Biagiotti che ha sfilato al Piccolo Teatro Studio senza pubblico. Sempre a causa del coronavirus, il consiglio di amministrazione di Mido, fiera dedicata all’eyewear che si sarebbe dovuta tenere a Milano dal 29 febbraio al 2 marzo verrà posticipata a fine maggio.
Prima dei dati allarmanti aveva sfilato Ermanno Scervino, in un’ armonia di contrasti, un mix tra femminile e maschile, delicatezza e forza, frivolezza e severità. C’è una lavorazione certosina di tessuti e materiali, la pelle tagliata a laser che diventa un ricamo, trasparenze e ricami anche su tessuti e sulla lana che regalano quel tocco sensuale che fa piacere indossare. “Amo contaminare il maschile col femminile, il pizzo con tessuti dall’anima tecnica, il cappotto dalle spalle importanti e la sottoveste più delicata – backstage spiega lo stilista – ma l’importante in un vestito è la donna che lo indossa”.
Adora la bellezza Luisa Beccaria e nella serra del Lubar, il ristorante di famiglia, sbocciano sovrapposizioni di chiffon e sete fiorate, giacche in bouclé jacquard a grano di riso, vestiti chemisier da portare aperti e scivolati su pantaloni a sigaretta. Luisa gioca con la luce tra i cristalli della serra che si riflettono sugli abiti da sera impreziositi da pagliuzze d’oro e d’argento. Cura dell’accessorio e fiori d’inverno anche su stivali e stivaletti coperti con i tessuti della collezione e sulle calze coprenti interamente stampate.
Via libera a stampe paisley e a grafiche d’ispirazione araba, Maryling intitola la sua collezione Grand Bazar Hideway, d’ispirazione folk/contemporaneo. Il cuore creativo è l’opera di Jean Michel Coulon, pittore francese del XX secolo, e su maglieria, abiti e pantaloni ( sfilano l’uno sull’altro) troviamo tessuti stampati di ceramiche dipinte a mano e tappeti KLim.
Con Antonio Marras sfila l’auto/ironia. Ma in chiave poetica. E lo stilista sardo, il più amato da Suzy Menkes, temutissimo critico fashion di Herald Tribune, seduta in prima fila, dedica la collezione “The crazy sewing machine” a Maria che cuce e tesse a telaio, che cuce e ci lega alle favole. Ama i tessuti Antonio, velluti cangianti, broccati pesanti, pizzi chantilly, damaschi iridiscenti, tulle a pois dorati, gonne mini e maxi e campanacci sardi. Il tutto assemblato in una collezione sorprendente.
Alta sartoria made in Naples. In bellezza Kiton chiude il 2019 a 135 milioni (+7%) e festeggia nel suo atelier di via Postaccio invitando tutta la manovalanza a mostrare al pubblico in una sorta di catena di montaggio artigianale come si confeziona un capo. E intitola l’evento “Fil rouge”, che è proprio il filo conduttore della sua anima sartoriale.
Moncler Superstar. Non a caso si chiama Genius il leit motif di Moncler, la griffe del piumino più amato al mondo. Affascinano la tecnicità e l’essenzialità di ogni capo. Astrazione pura è il lavoro di JW Anderson, lo stilista nordirlandese è la new entry nel coro di voci che reinterpretano da tre anni il progetto dinamico di Moncler. Dodici installazioni e dodici concept diversi e stupefacenti nella sede del ex mercato ortifrutticolo. Modelli sospesi in un spazio/vuoto quasi lunare e modelli di piumino da sera impreziositi di pizzi su sfondo di velluto rosso rubino da indossare per una prima scaligera. Il focus non solo sul prodotto, ma anche sulla interconnessione tra mondo digitale e reale che hanno attirato una folla oceanica. Per una sera l’unico virus è stato il piumino.
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