Su ilfattoquotidiano.it continua il racconto della quotidianità di una giornalista di Casalpusterlengo, colpita come i suoi concittadini dai provvedimenti restrittivi per evitare il contagio. "Arriverà il momento in cui si dovrà fare i conti con tutte le conseguenze di questa quarantena, economiche e psicologiche"
Giorno 4. Questa avrebbe dovuto essere la giornata della festa di Carnevale all’oratorio dei Cappuccini. Una giornata di risate e gioco con tutti gli amichetti dei bambini, nel luogo dove tanti di noi casalini sono cresciuti. Non rinunciamo al nostro Carnevale e lo festeggiamo in casa. Tiro fuori il vestito da Thor e da coccinella, le trombette di cartoncino e le stelle filanti. La “mascherina del ninja”, quella acquistata in farmacia e che il papà mette quando esce a far la spesa, la lasciamo nel cassetto.
Questa non è una bella giornata come quella di ieri, il cielo grigio è quello a cui siamo abituati noi abitanti della Bassa. Ma comunque si vedono tante persone che camminano per le strade di campagna. In parecchi non rinunciano all’attività fisica: jogging, bicicletta. Un’istruttrice della palestra che frequento ha condiviso sul web alcuni video con mini-lezioni per tenersi in allenamento anche in questa situazione.
Mi rendo conto che la quantità di tempo che noi adulti trascorriamo con gli occhi incollati allo schermo dello smartphone per seguire l’evoluzione degli eventi è diminuito drasticamente nelle ultime ore. Nell’aria c’è meno apprensione, anche se non si può assolutamente parlare di normalità.
Non si esce, si lavora da casa. Aspettiamo ancora il risultato del tampone di qualche conoscente.
Come accade in queste situazioni, comunque, si riscopre il valore dei rapporti umani. E aldilà della cerchia ristretta della propria famiglia, da un messaggio o una telefonata, hai la conferma di quali sono le persone che veramente ti sono vicine anche nei momenti di difficoltà.
Per fortuna in casa risuonano le risate dei bambini, che non mi lasciano lavorare. Per loro è una grandissima festa stare a casa con mamma e papà tutti i giorni. Perché l’influenza, gli abbiamo spiegato, è fuori.
Intanto però l’eco delle polemiche sulle mancanze degli operatori dell’ospedale di Codogno, i primi che hanno dovuto fronteggiare il virus, non riesce a lasciarmi serena. Davvero dopo tutti gli sforzi che continua a fare il personale sanitario ridotto all’osso, stremato per i turni infiniti, con un primario che ha rimandato la pensione per aiutare i colleghi, si trova il coraggio di attaccare? Cos’altro dovevano fare?
Arriverà il momento in cui si dovrà fare i conti con tutte le conseguenze di questa quarantena. Economiche, psicologiche. Speriamo che almeno dal punto di vista sanitario, non ci siano stati errori nella gestione.