Un provvedimento che contrasta con le indicazioni giunte già lunedì da Roma e quanto stabilito nelle scorse ore per i territori non toccati dal contagio. "Si sottrae a un accordo condiviso - spiegano i ministri - Una decisione sproporzionata"
Scuole, università e musei chiusi fino al 4 marzo. Annullati tutti i concorsi e le manifestazioni pubbliche, nonché le gite scolastiche. Il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, firma l’ordinanza che prevede la serrata della regione a partire dalla mezzanotte di mercoledì per l’emergenza coronavirus. Un provvedimento che contrasta con le indicazioni giunte già lunedì da Roma e quanto stabilito nelle scorse ore per i territori non toccati dal contagio. Perciò in Consiglio dei ministri si sta discutendo sul da farsi: tra l’esecutivo e il governatore è in atto un braccio di ferro. Ceriscioli vuole andare fino in fondo: “Non è una scelta politica ma suffragata dai tecnici della Regione”, sostiene. Ma il governo potrebbe impugnare l’ordinanza per evitare che le regioni vadano “in ordine sparso” generando “confusione nei cittadini”. E ai microfoni di SkyTg24 conferma: “L’ultimo contatto con il governo l’ho avuto con il ministro Boccia che mi ha annunciato che il governo impugnerà l’ordinanza. Io gli ho risposto che non farò un passo indietro”
L’escamotage usato dal presidente delle Marche è quello della “prossimità”, come si legge nell’ordinanza, con l’Emilia-Romagna, dove si registrano 26 casi, uno dei quali riguarda una persona di Cattolica. In un videomessaggio, Ceriscioli ha parlato di una “scelta importante maturata dopo 24 ore di attesa nel percorso fatto insieme con il governo nella riunione di stamattina”. L’ordinanza è stata predisposta dal presidente della Regione Marche “nella consapevolezza che la situazione a distanza di 24ore si è ulteriormente aggravata”. Un contagio al confine della nostra regione, “a Cattolica – ricorda – ci segnala che sono sempre più urgenti misure di contenimento”. In serata è arrivata la notizia di un possibile caso a Pesaro: il primo tampone ha dato esito positivo, si attende l’esito del secondo.
Una nota congiunta, firmata dai ministri Francesco Boccia (Affari Regionali) Lucia Azzolina (Istruzione) e Gaetano Manfredi (dell’Università e della Ricerca) spiegano le motivazioni dell’impugnazione dell’ordinanza: “Con la sua decisione unilaterale, il governatore Luca Ceriscioli si sfila dall’accordo che era stato raggiunto solo poche ore prima nel corso dell’incontro tra governo e Regioni tenutosi alla Protezione Civile e viene meno all’impegno preso con tutti gli altri governatori che invece si stanno attenendo alle disposizioni concordate”. L’accordo in questione, spiegano, prevede infatti di uniformare le azioni di contrasto alla diffusione del coronavirus “in tutti i territori definiti no cluster, ovvero non direttamente interessati dai focolai”. Per questi territori – incluse quindi le Marche – non è prevista la chiusura di scuole e Università.”Con la sua decisione – aggiungono – , Ceriscioli, che peraltro nel corso della riunione di questa mattina non ha mai messo in discussione l’impianto dell’ordinanza, si sottrae a quel coordinamento e a quella condivisione fin qui proficuamente portati avanti nel solo ed esclusivo interesse dei cittadini. La sua decisione, peraltro, non trova riscontro in nessuna disposizione prevista dalle autorità scientifiche che supportano l’azione del governo nella gestione di questa emergenza. Appare semmai del tutto sproporzionata, contraddicendo il principio di proporzionalità delle misure fin qui adottato dal governo”.
La chiusura delle scuole “è per una settimana, durerà fino a mezzanotte del 4 marzo – spiega Ceriscioli – È una scelta importante dove con il contributo di tutti potremo arginare l’ampliarsi del contagio. Una scelta che riguarda la nostra salute – conclude – e chiediamo a tutti quanti di attenersi scrupolosamente alle indicazione. Facendo ognuno il proprio dovere, sarà possibile fare una grande azione collettiva di contenimento della malattia”.