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Coronavirus, Sassoli sblocca la situazione dei tirocinanti Schuman al Parlamento Ue: “14 giorni di quarantena, poi sarete i benvenuti”

Decine di giovani che hanno viaggiato nelle quattro zone considerate a rischio (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte) hanno ricevuto una mail dall'Eurocamera meno di una settimana prima dell'inizio dei tirocini in cui si leggeva che il loro stage era sospeso. In tanti avevano già pagato volo, caparra per la casa e lasciato i posti di lavoro. Così, il presidente dell'Eurocamera è dovuto intervenire

Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, sblocca la situazione dei tirocinanti Schuman che il 25 febbraio hanno ricevuto una mail dalle istituzioni Ue in cui si spiegava che, nel caso in cui fossero passati da una delle aree considerate più a rischio, tra cui Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, non avrebbero potuto svolgere il loro stage previsto per il 1 marzo. “Tutti gli stagisti dei tirocini Robert Schuman previsti dal primo marzo prenderanno servizio attenendosi alle stesse disposizioni previste per il personale del Parlamento europeo: benvenuti!”, ha annunciato con un tweet Sassoli. I ragazzi osserveranno quindi una quarantena di 14 giorni. Superato questo periodo, in assenza di sintomi simili a quelli del coronavirus, cominceranno la loro esperienza all’interno dell’Europarlamento.

La mail e i disagi dei tirocinanti: “Perderemo centinaia di euro”
“Visti i recenti sviluppi riguardanti il coronavirus Covid-19, chiediamo a chi ha viaggiato nelle seguenti aree (tra cui Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, ndr) negli ultimi 14 giorni di comunicarlo entro le 17 di giovedì (27 febbraio, ndr)”. In caso di risposta affermativa “siamo spiacenti di informarla che il Parlamento europeo non è in grado di far partire il suo tirocinio previsto per il 1 marzo”. È con questa lettera che, il 25 febbraio, circa 35 giovani italiani vincitori di una borsa di studio Schuman credevano di veder svanire, meno di una settimana prima dell’inizio della loro avventura, l’opportunità di lavorare nell’istituzione europea.

Anche se dal Parlamento avevano fatto sapere che l’idea era di far loro recuperare lo stage nella sessione di ottobre, i disagi e le perdite economiche per molti di loro sarebbero state molte. Anna (nome di fantasia) ha 24 anni e a Ilfattoquotidiano.it aveva raccontato di aver lasciato casa, lavoro e la propria vita a Londra per questa opportunità, rincorsa ogni anno da decine di migliaia di under 30 in tutta Europa. “Ho vissuto due anni a Londra, dove ho preso una laurea magistrale – spiega – Quando sono stata selezionata per questi cinque mesi ai ‘servizi di ricerca’ dell’Eurocamera, però, ho deciso di trasferirmi a Bruxelles“.

Anna però è veronese e prima di volare nella capitale belga ha deciso di tornare a casa per salutare la propria famiglia: “Prima di iniziare ho pensato di venire a salutare i miei genitori – continua – e adesso scopro che non potrò partire per cominciare il tirocinio”. Se da un punto di vista curriculare l’esperienza a Bruxelles rischiava di essere rimandata di qualche mese, i maggiori disagi erano quelli economici e organizzativi: “Avevo già comprato un volo da 200 euro – racconta – e pagato la caparra per il mio nuovo appartamento, altri 700 euro. Oltre a questo, ho abbandonato casa, lavoro e vita a Londra, ho rifiutato colloqui e proposte di lavoro per andare a Bruxelles. Adesso mi ritrovo a dover cercare un impiego temporaneo per 8 mesi, non so nemmeno dove. Se si aggiungono i 5 mesi di tirocinio Schuman, fanno 13 mesi di precariato lavorativo, anche questo è un grande disagio per me”.

La stessa email era arrivata anche a Paolo, toscano che vive a Milano, con lo stesso scarso preavviso. “Ho risposto appena l’ho vista e subito dopo, dagli uffici del Parlamento, mi hanno dato la notizia che il mio stage era annullato e, forse, rimandato a ottobre. Ho chiesto ulteriori chiarimenti, ma con così poco preavviso cosa possiamo fare?”. Lui, però, avrebbe affrontato meno problemi di Anna, visto che l’organizzazione della sua trasferta era ancora in corso: “Da un punto di vista lavorativo non ho perso molto – dice – Sono un giornalista freelance e posso comunque portare avanti le mie collaborazioni come facevo prima. Ho avuto delle difficoltà con l’appartamento in Belgio e quindi stavo ancora cercando. Un’amica che è già là e con la quale avrei condiviso la casa avrebbe dovuto andare a vederla proprio oggi. Anche per questo non avevo ancora acquistato il volo per Bruxelles. Lo avrei fatto nel pomeriggio, ma questa mail mi ha frenato”.

Paolo racconta però che la psicosi da coronavirus sembra essersi diffusa anche nella capitale belga. “La mia amica mi ha raccontato che alcuni padroni di casa le hanno confessato di evitare gli appuntamenti con gli italiani perché temono il contagio. Con lei hanno fatto un’eccezione perché vive in Spagna“.

Twitter: @GianniRosini