Non solo palline e bastoni. In Italia l’hockey si gioca anche a colpi di carte bollate, con denunce, processi, esposti al Coni e delibere. Secondo alcuni l’hockey su prato è diventato uno sport dove chi contesta il presidente della Federazione italiana hockey, Sergio Mignardi, poi subisce squalifiche altissime. Negli ultimi anni alcuni ormai ex consiglieri federali hanno avuto provvedimenti tali da non poter candidarsi alle elezioni fissate dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020. Uno degli ultimi casi è quello di Luca Pisano, presidente dell’Hockey club Suelli (Sardegna): il 3 febbraio scorso è stato squalificato per aver risposto su Facebook a un commento di William Grivel, presidente dell’Hockey club “Paolo Bonomi” di Castello Dagogna (Pavia), a sua volta sospeso dalla giustizia federale per aver espresso “frasi offensive nei confronti della Fih” sul social network. “La tua squalifica la considero un oltraggio alla libertà dell’individuo e mi auguro che il consiglio federale e il presidente possano con una grazia liberare tutti gli hockeisti consentendo a tutti di candidarsi”, è la frase di Pisano che per i giudici viola l’articolo 57 del regolamento di giustizia sul rispetto dei principi di lealtà e correttezza sportiva. Mignardi, interpellato da ilfattoquotidiano.it, difende se stesso e la federazione: “I giudici sono indipendenti e le sanzioni sono quelle edittali stabilite dal regolamento”.
Il caso Grivel – Facciamo un passo indietro. Nel 2014 il Coni commissaria la Fih dopo le dimissioni del presidente, Luca Di Mauro, contestato per la sua gestione (leggi qui). All’assemblea elettiva del maggio 2015 viene eletto Sergio Mignardi col compito di guidare la federazione almeno fino alle elezioni che, di norma, si tengono negli anni dei giochi olimpici. Nel 2016, dopo Rio de Janeiro, si va al voto tra le polemiche. Tra gli sfidanti di Mignardi c’è Grivel che contesta alcune candidature con esposti al collegio di garanzia. Il 12 ottobre 2016 su Facebook critica la decisione di convocare l’assemblea per la programmazione quadriennale alla vigilia del voto. Grivel finisce davanti ai giudici della Fih, per i quali la critica è legittima, se non fosse per un’allusione al fatto che la riunione sia stata convocata “per la sola opportunità di pagare la trasferta a Roma ai consiglieri”. I giudici condannano anche i commenti sulle presunte irregolarità delle candidature (tra cui quella di Mignardi) e sulla grazia concessa a un consigliere. Inutile invocare l’articolo 21 della Costituzione e la libertà d’espressione: nel maggio 2017 il Tribunale federale ritiene Grivel colpevole di vilipendio e mancata lealtà sportiva, lo sospende per dodici mesi e lui fa ricorso alla Corte d’appello federale: “Il procuratore ha chiesto una sospensione di 24 mesi e alla fine ne ho avuti quindici”, ricorda. In questo modo, oltre alle attività sportive, non potrà neanche candidarsi: “Chi ha ottenuto squalifiche per un periodo superiore ai dodici mesi nei dieci anni precedenti all’elezione non può farlo”, spiega. Di fare appello al terzo grado della giustizia sportiva, l’Alta corte del Coni, non ci pensa: “Costa troppo per società dilettantistiche come quelle dell’hockey”.
Il caso Pisano – Qui si innesta il caso di Luca Pisano, eletto consigliere nel 2016 come sostenitore di Mignardi: “In seguito – racconta – ho percepito che il sistema di gestione non era quello per cui mi ero candidato. Era fatta per gli amici e i parenti”, come ad esempio il caso dell’incarico affidato al fratello del presidente oppure la gestione dei campi federali. Così la scorsa primavera Pisano si è dimesso insieme a Francesco Cinti. Secondo lo statuto, “entro sei mesi la Fih avrebbe dovuto organizzare delle elezioni per sostituirci – spiega Cinti -, ma non l’ha fatto e così risultiamo ancora nel consiglio, senza mai partecipare”. Il 6 ottobre scorso Pisano scrive un post sulle elezioni e sulla notizia di un candidato alternativo a Mignardi, Grivel commenta ironizzando sulla sua squalifica e Pisano replica solidarizzando e augurandosi una grazia: “Il nostro è un mondo talmente piccolo che le squalifiche sono un limite per tutti”, spiega al ilfattoquotidiano.it. Dopo pochi giorni il procuratore federale avvia un procedimento finito il 3 febbraio scorso con la squalifica di cento giorni. Anche per lui, niente appello: “Non farò ricorso perché i giudici sono sempre nominati dal presidente. Io sostengo da sempre che debbano essere nominati dal Coni”. Sommando quei cento giorni ad altre squalifiche degli ultimi dieci anni ha ancora un bonus di 50 giorni e, se sarà esaurito, non potrà candidarsi: “Non ne ho più intenzione, almeno a livello nazionale”.
Gli altri casi – Franco Ferrero, presidente del Cus Genova, voleva fare uno scherzo a Stefania Spagnulo, presidente dell’Hockey Team Bologna Femminile e (ex) rappresentante delle atlete al consiglio federale. Nel 2016 Spagnulo era stata squalificata per sei mesi per aver scritto su Facebook critiche sulla gestione di alcuni campi federali, che sarebbe stata tolta ai nemici e affidata ad amici: “Ha proprio il sapore dell’atteggiamento di cosa nostra”, sosteneva. Per aver preso parte a una riunione federale, fatto che lei contesta, la squalifica aveva superato l’anno. Per farle uno scherzo Ferrero manda una raccomandata con carta intestata e busta della federazione: scrive che si è resa colpevole del reato di lesa maestà e le dice di prepararsi al procedimento con mutande di ghisa e vaselina. Scrive però l’indirizzo sbagliato e la lettera non recapitata finisce agli uffici della federazione. Sedici mesi di squalifica per lui. “Sono state squalifiche abbastanza mirate”, sostiene Ferrero. “Queste squalifiche hanno un sapore politico – aggiunge la prima -. Sono stati eliminati gli antagonisti. Chi tace ha vantaggi. E noi tutti, che facciamo queste attività per passione, e non per lavoro, sentiamo un clima pesante“. C’è anche chi, come Cinti, resta un sostenitore di Mignardi sebbene non sia d’accordo con la sua gestione: “Sono stato uno dei suoi primi supporter. Penso di essere stato il primo a spingerlo verso una candidatura. Ora però sta tagliando i rami dell’opposizione. La squalifica di Pisano è veramente ridicola”, dichiara.
La difesa di Mignardi – “La giustizia è indipendente, non è gestita dal presidente, ma dal Coni. Non ho nessun potere di intervento”, premette subito il presidente. Lui, però, sceglie i nomi di procuratore o componenti di tribunale e corte d’appello da una lista predisposta dal collegio di garanzia. “Non ho denunciato o segnalato nessuno”, aggiunge. Poi parla dei contestatori squalificati: “Il mondo dello sport è cambiato, non siamo più un gruppo di amici, gestiamo soldi pubblici e siamo sottoposti a controllo”. Per questo Mignardi considera i suoi contestatori come persone che hanno preso posizioni di vantaggio e soffrano di “vittimismo autoreferenziale” e di “sindrome dell’orfano”: “Se qualcuno ritiene ci sia un diritto violato, si rivolga alla giustizia sportiva”. Ma qui le “vittime” sono almeno quattro: “Non sanno usare le procedure. Bisogna stare attenti a cosa si fa e studiare”. Pisano e altri auspicano una grazia nell’anno di Olimpiadi ed elezioni, ma lui non lo ritiene possibile: “I provvedimenti vanno fatti dopo le elezioni e non prima, altrimenti sarebbe come un voto di scambio”, dice Mignardi che si sente danneggiato dalle parole degli squalificati: “Nello sport c’è un’unica regola e passa per la regola di rispetto. In questo caso, segnalando la situazione ai media, manca il rispetto – aggiunge lasciandosi sfuggire -. Potrei anche querelarli per diffamazione”.
- Riceviamo e pubblichiamo:
l’articolo apparso il 26.02.20 dal titolo “squalifica per chi critica il presidente” non rispetta la realtà dei fatti e induce il lettore a pensare e ritenere cose assolutamente difformi dal vero. Oltretutto si presta ad essere utilizzato e strumentalizzato a fini denigratori del Presidente Federale e del Consiglio Federale in vista delle prossime elezioni federali, che probabilmente è il fine di alcuni. Si deve premettere che l’attuale gestione federale ha risanato debiti per € 1.200.000,00 lasciati dalla precedente gestione di cui facevano parte gli attuali oppositori ed ha eliminato situazioni che nulla hanno a che fare con lo sport e di cui si è occupata anche la Vostra testata giornalistica, come ad esempio società fittizie create a fini elettorali. Ad esempio hanno votato nelle precedenti tornate elettorali società sportive della Valle d’Aosta, che avrebbero svolto tornei di hockey in Valle d’Aosta pur avendo come tesserati solo persone siciliane.
L’attuale gestione federale ha recuperato o sta recuperando i crediti verso società e tesserati che nella precedente governance si erano accumulati. Purtroppo accade pure che quando si chiede ad una società che non ha mai pagato le quote di utilizzo di un campo federale di pagare le quote e saldare anche il pregresso, si diventa antipatici a chi era abituato a fare sport in un certo modo. Anche se va detto che ci sono state società che hanno capito che era giusto così. Nell’ambito di queste azioni la Federazione ha dovuto anche dar corso ad una causa civile nei confronti della società del sig. Luca Pisano per il recupero di decine di migliaia di euro di utenze che il Comune di Suelli sostiene essere state utilizzate sul campo di gioco dove si allenava e giocava la squadra del sig. Pisano. Ora sarà il Tribunale a decidere se è vero quanto sostiene il Comune di Suelli (e questa Federazione non lo ritiene) ma resta il fatto che allorchè si è detto al sig. Pisano che quelle somme, se dovute, sarebbero state richieste alla sua società sportiva, i rapporti si sono deteriorati. Fatte queste premesse va detto che le sanzioni comminate dalla giustizia sportiva, al contrario di quanto scrive l’articolo, sono offese alla Federazione ed ai suoi organi e non al Presidente. Quindi se il Pisano viene sanzionato per aver definito oltraggiosa una sentenza contro il sig. Grivel non ha nulla a che fare con il Presidente federale.
Ogni Federazione ha una norma che consente ai tesserati una sana critica, una critica propositiva e costruttiva ma non consente le offese. D’altronde è normale così e lo vediamo ad esempio sui campi del più conosciuto calcio, tutti i giorni, dove non è possibile offendere in nessun modo un arbitro perché ne segue inevitabilmente una sanzione. Non si capisce perché invece nel caso di specie venga trattata in maniera scandalistica la sanzione data ad un tesserato che aveva definito la Federazione “cosa nostra”. Ma vi sembra normale e rispettoso dell’educazione e dei principi di lealtà sportiva una frase di tal genere? Infine l’articolo induce il lettore a ritenere che la giustizia sportiva sia ad uso e consumo del Presidente. Non è così e non è giusto che venga nemmeno messa in dubbio la terzietà ed imparzialità dei giudici. Innanzitutto è una regola generale del Coni che il Presidente possa proporre dei giudici scelti tra quelli dichiarati idonei da un organo terzo (fanno così tutte le Federazioni), ma nel caso di specie molti dei giudici sono stati addirittura nominati dalla precedente Governance o dal Commissario nominato dal Coni.
Salvo ogni diritto.
Sergio Mignardi, Presidente Federazione Italiana Hockey
- La lettera del presidente Mignardi non intacca nulla del mio articolo, anzi conferma quanto riportato. Il senso del titolo non è quello inteso da Mignardi, cioè che i consiglieri sono stati squalificati per aver offeso il presidente, ma diverso: alcuni consiglieri critici nei confronti del presidente hanno casualmente avuto squalifiche pesanti per varie ragioni (e alcune riguardano l’aver contestato la Federazione nel corso della gestione Mignardi). L’articolo dà conto delle decisioni della giustizia sportiva contro questi ex consiglieri e non entra nel merito delle accuse sulla gestione, come invece fa Mignardi. Il presidente è stato interpellato sulla questione delle squalifiche e aveva già avuto modo di spiegare che gli organi di giustizia della Federazione italiana hockey sono indipendenti da lui. Le sue dichiarazioni sono state riportate nel modo in cui le ha rese sia nel primo paragrafo, sia in quello conclusivo. Quello che non può fare, né posso fare io, è modificare le dichiarazioni rese dai consiglieri e dagli ex consiglieri squalificati a ilfattoquotidiano.it. (Andrea Giambartolomei)
Aggiornato da Redazione Web il 2 marzo 2020 alle 16.30