Nello specifico, i dipendenti coinvolti sono 1.175, cui va ad aggiungersi un massimo di altre 2.785 persone per imprevisti legati agli effetti della malattia. Contrattaccano i sindacati, che definiscono i numeri della procedura "assolutamente inaccettabili e immotivati" e confermano lo sciopero
Alitalia ha chiesto la cassa integrazione straordinaria per 3.960 lavoratori “sulla base di quanto riconducibile alla emergenza coronavirus“. I nuovi provvedimenti dureranno altri 7 mesi e sono stati immediatamente respinti dai sindacati, che hanno chiesto l’intervento del governo.
Nello specifico, i dipendenti coinvolti sono 1.175 (di cui 70 comandanti, 95 piloti, 340 assistenti di volo e 670 del personale di terra), cui va ad aggiungersi un massimo di altre 2.785 persone per imprevisti legati all’emergenza coronavirus: 143 comandanti, 182 piloti, 780 assistenti di volo, 1680 personale di terra. I numeri saranno oggetto della trattativa con i sindacati, che già si preparano a dare battaglia.
“Respingiamo ogni ipotesi di cassa integrazione per circa 4 mila lavoratori”, ha avvertito il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito definendo questi numeri “assolutamente inaccettabili e immotivati nonostante il coronavirus”. La situazione preoccupa ancora di più se si considerano anche i 1.500 dipendenti di Air Italy in liquidazione: di fatto ci sono “5500 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro nel trasporto aereo italiano in meno di un mese”, aggiunge Cuscito che per questo chiede l’intervento del governo e conferma lo sciopero di tutto il settore del 2 aprile, che rischia a questo punto di essere “il primo di una lunga serie”. L’attuale cassa integrazione, che scade il 23 marzo, interessa complessivamente 1.020 persone.
Intanto c’è attesa per il nuovo bando di gara messo a punto dal commissario Giuseppe Leogrande e dal direttore generale Gianfranco Zeni. Il bando potrebbe prevedere la vendita tramite “spezzatino” dei tre asset (volo, manutenzione e handling) oppure un lotto unico. Il bando definirà anche la tempistica dell’iter per arrivare pronti al termine del 31 maggio. Il futuro acquirente di Alitalia non dovrà sobbarcarsi la restituzione del prestito ponte di 1,3 miliardi, che rimarrà in carico alla bad company.