Un notaio, un commercialista, un imprenditore e il suo factotum. Sono i quattro arrestati su ordine del giudice per le indagini preliminari di Torino, Alessandra Pfiffner, con l’accusa di aver congegnato un “disegno criminoso” finalizzato a “compensare i gravosi debiti contributivi e tributari” dell’Auxilium Torino, società di basket che militava in Serie A, attraverso un “sistematico utilizzo di fittizi crediti Iva” per un totale circa 1,5 milioni di euro, secondo quanto accertato dagli uomini della Guardia di finanza.
La misura cautelare è stata disposta per il notaio Roberto Goveani, ex presidente del Toro, il commercialista Maurizio Actis, braccio destro dell’ex presidente Antonio Forni, gli imprenditori Mario Burlò ed Enrico Rodolfo Zumbo. Sono questi i nomi degli arrestati dalla Guardia di finanza del capoluogo piemontese. I pm avevano chiesto misure – respinte dal gip – anche per gli intermediari Gaetano Fava e Alessio Cherubini, il consulente del lavoro Guido Russo e il revisore contabile Silvana Salvi. E risultano indagate anche altre quattro persone: l’ex presidente dell’Auxilium, Antonio Forni, l’ex ad del club Massimo Feira, Simona Virdò e Umberto Goveani.
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal pm Ciro Santoriello, sono state inizialmente orientate ad appurare eventuali responsabilità penali sulle circostanze che hanno portato al fallimento della squadra di Torino nella primavera del 2019, a cui è seguita l’apertura del fallimento, dopo una parentesi che aveva illuso i tifosi con la chiamata dell’ex coach Nba, Larry Brown. L’Auxilium è stata esclusa dal campionato 2019/2020 e poi penalizzata di 8 punti nella scorsa stagione (che comportarono la retrocessione) per irregolarità nei versamenti Irpef e Inps, su cui la procura ha voluto vederci più chiaro. Indagando, gli inquirenti, secondo quanto emerso, hanno scoperto una frode ramificata in molteplici società, che ha visto coinvolti anche i professionisti tributari e di consulenza aziendale indagati.
Tra gli arrestati, c’è l’ex presidente del Toro, Goveani, con cui i granata vinsero la Coppa Italia ma poi arrivarono sull’orlo della bancarotta, e l’imprenditore Mario Burlò, già arrestato dai finanzieri nell’ambito dell’operazione antimafia che portò agli arresti l’assessore regionale Roberto Rosso, e considerato dal gip il “deus ex machina” e di “assoluto rilievo” del sistema che ha permesso alla società di compensare i debiti con i crediti fiscali fittizi di alcune società rintracciate da Burlò. Nell’inchiesta antimafia, l’imprenditore è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e considerato in rapporti con Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, ritenuti i riorganizzatori degli assetti della ‘ndrangheta operante a Torino.
Tra gli indagati “anche ulteriori ‘professionisti’ compiacenti” – Fave e Cherubini – che hanno “apposto il necessario visto di conformità sui fittizi crediti Iva creati, anche attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, da diverse società esistenti solo sulla carta, poi utilizzati dalla Auxilium”. Oggi la società ha cambiato staff e tutti i vertici dirigenziali, si chiama Basket Torino e milita in A2, dopo aver acquisito il titolo dalla Dinamo Academy Cagliari, società satellite della Dinamo Sassari di Stefano Sardara.