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Coronavirus, con il timore di un’epidemia aumentano ansie e fobie: come funzionano e come affrontarle

Che cos’è precisamente l’ansia? Perché alcune persone acquisiscono ansie ingiustificate e altre non lo fanno? Da cosa derivano i disturbi d’ansia e come possiamo affrontarli? Ecco le risposte a queste domande

di Vita&Salute per il Fatto

Ansia, paura, fobie sono parole che si stanno affacciando di continuo in questo tempo scandito dal coronavirus. Potrà però sembrare strano, ma ansia e paura possono essere nostre alleate. Accade quando ci costringono a valutare meglio quello che stiamo facendo, impedendoci scelte o comportamenti troppo azzardati e rischiosi. Questo però vale per brevi periodi d’ansia che possono assalire chiunque, anche la persona normalmente più serena. Lo scenario cambia di fronte al “disturbo d’ansia” che ha ricadute molto pesanti nella qualità della vita di chi ne soffre, a maggior ragione in queste ultime settimane.

Ma che cos’è precisamente l’ansia? Si manifesta con timore, apprensione, attesa inquieta, spesso associata a sintomi fisiologici come tremori, sudorazione, palpitazioni, senso di affaticamento, difficoltà a respirare normalmente. Questi disturbi possono aumentare i rischi di malattie cardiovascolari e altre patologie e, allo stesso tempo, indurre una maggiore inclinazione nelle persone (circa il doppio) a crearsi idee o tentativi di suicidio rispetto a chi non ne soffre.

Tra i disturbi d’ansia, la fobia è quella più diffusa, ed è caratterizzata da un comportamento di evitamento influenzato dalla paura e in grado di interferire in modo significativo con le normali attività di un individuo. Questa condotta è assolutamente sproporzionata rispetto all’ipotetico pericolo e spesso la stessa persona interessata ne riconosce l’assurdità.

Tra le fobie specifiche più frequenti ci sono quelle dell’altezza, degli spazi chiusi, dei serpenti, dei ragni e di altri animali, degli aeroplani e, come stiamo assistendo adesso, verso le malattie e le persone, le cosiddette fobie sociali.

Anche in quest’ultimo caso si tratta di paure irrazionali e persistenti generalmente collegate alla semplice presenza di altre persone. Chi ne soffre cerca di evitare una o più situazioni in cui potrebbe essere soggetto (o almeno tale si sente) a valutazione da parte degli altri, temendo a priori di rivelare compromettenti segni d’ansia o di produrre comportamenti imbarazzanti. Tra le situazioni più spesso evitate c’è il parlare e mangiare in pubblico o usare i bagni pubblici.

Le fobie sociali sono spesso associate a fobie specifiche e ad altri disturbi d’ansia, come il disturbo d’ansia generalizzato, che rende la persona preda di un’ansia persistente, spesso relativa a cose insignificanti. È presente la preoccupazione cronica e incontrollata per qualsiasi genere di circostanza o attività. Anche se i pazienti con questo tipo di disturbo nella maggior parte dei casi non ricercano un trattamento, si stima che esso riguardi circa il 5% della popolazione generale.

Ma da cosa derivano i disturbi d’ansia e come possiamo affrontarli? In realtà non esiste un’unica risposta né alla prima né alla seconda domanda. I disturbi d’ansia non sono una categoria omogenea ma diversificata e così, mentre è abbastanza facile rintracciare l’origine del disturbo post-traumatico da stress (che secondo la classificazione più moderna non rientra neppure più in questa categoria), risulta molto più difficile identificare un’origine certa degli altri disturbi. Nel caso delle fobie, le teorie comportamentali ci parlano di condizionamenti, cioè di reazioni apprese, ma anche di imitazione di modelli. È frequente che certe fobie specifiche come le fobie di animali vari si trasmettano in questo modo dai genitori, i modelli, ai figli.

Le teorie cognitive dell’ansia in generale e delle fobie in particolare mettono in risalto come l’ansia sia collegata a una spiccata tendenza a prestare attenzione agli stimoli negativi, credendo che gli eventi negativi abbiano maggiori probabilità di verificarsi in futuro.

Ma perché alcune persone acquisiscono ansie ingiustificate e altre non lo fanno? Certo l’ambiente in cui si è cresciuti e gli eventi specialmente dei primi anni di vita non sono uguali per tutti, anche se alcune teorie e studi farebbero pensare che in alcuni individui definiti labili, rispetto ad altri definiti stabili, il sistema nervoso autonomo venga più facilmente sovraeccitato da un’ampia gamma di stimoli producendo con più facilità tutta una serie di sintomi quali l’accelerazione del ritmo respiratorio, del battito cardiaco o un aumento della sudorazione, sintomi interpretabili come paura. Molto probabilmente l’ansia è figlia di numerose componenti.

Esistono vari trattamenti terapeutici che potrebbero portare a un miglioramento della qualità della vita. Per esempio, gli approcci di tipo psicoanalitico mirano a far emergere i conflitti rimossi che per la psicoanalisi sono la base di fobie e altri disturbi d’ansia; mentre gli approcci comportamentali usano la cosiddetta desensibilizzazione sistematica, specie nei disturbi fobici. In cosa consiste? Dopo aver fatto rilassare profondamente una persona, le vengono fatte immaginare scene progressivamente più spaventose fino ad arrivare a esporla allo stimolo fobico vero e proprio. I risultati sono spesso positivi e incoraggianti.

Se invece non vogliamo far ricorso subito a uno specialista possiamo cominciare, comunque, a ridurre questi sintomi anche a partire dal cibo che consumiamo. Meglio quindi eliminare dalla nostra dieta alimenti eccitanti come gli alcolici e il caffè – la caffeina è anche in molte bibite di uso comune – privilegiando alimenti freschi come frutta e verdura, e contenenti l’AA triptofano, (precursore della serotonina) che favorisce il buonumore e rintracciabile in legumi, semi di sesamo, soia e girasole, nel frumento e nella cioccolata fondente.

Anche l’esercizio fisico può ridurre l’ansia. Bastano 30 minuti di esercizio aerobico a intensità moderata (per esempio una passeggiata in bici, che tra l’altro è consigliabile per ossigenarci) per sentirsi più tranquilli nell’immediato. Ma praticare costantemente esercizio fisico può avere un effetto persino più duraturo, contribuendo a ridurre la reazione di ansia di fronte a situazioni stressanti.

Di sicuro interesse è la meditazione associata a tecniche di respirazione e rilassamento che può portare a una riduzione dell’eccitazione del sistema nervoso autonomo.

Infine, il mondo delle piante ci offre vari rimedi senza particolari controindicazioni (in ogni caso è sempre bene consultarsi con uno specialista). Quelli sicuramente di maggior interesse sono tiglio, biancospino e passiflora, magari associati all’iperico che ha anche funzione antidepressiva.

Articolo scritto per Vita&Salute da Gabriele Buracchi

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