Il capo dello Stato interviene a 7 giorni dallla scoperta del primo contagiato italiano: "Dobbiamo sentire il dovere di ringraziare chi sta operando con fatica, con sacrificio, con abnegazione per contrastare il pericolo di un’epidemia di coronavirus: i medici, gli infermieri, il personale della Protezione civile, i ricercatori, le donne e gli uomini delle Forze Armate e di quelle di Polizia, tutti coloro che in qualche modo si trovano in prima linea"
Stop alle paure irrazionali e immotivate, fiducia nella scienza e un ringraziamento a chi è impegnato in prima linea con “fatica” e “sacrificio” per contrastare il pericolo di un’epidemia. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parla a una settimana dalla scoperta del primo contagiato da coronavirus in Italia e il suo messaggio è distensivo. “La conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio, come avviene talvolta anche in questi giorni” è il messaggio del capo dello Stato.
“Di fronte alla comparsa di un nuovo insidioso virus si apprezza meglio – aggiunge – il valore della scienza, la dedizione delle donne e degli uomini che portano avanti nuove ricerche, l’impegno sul campo di chi ne applica i risultati. Avere fiducia nella scienza non vuol dire avere fiducia di qualcosa di astratto. Vuol dire avere fiducia in noi stessi, nella nostra comunità”. Per Mattarella, la scienza è “alleata della società” e questa “deve riferirvisi con senso di responsabilità”. Ma, sottolinea il presidente della Repubblica, “è accaduto in questi anni che la scienza fosse messa in discussione”. Il riferimento è ai no-vax: “Abbiamo assistito a comportamenti irrazionali, al propagarsi di teorie antiscientifiche – ad esempio sui vaccini – al diffondersi di ansie che si sono tramutate in comportamenti autolesionisti”, specifica Mattarella.
Quindi, ancora sul coronavirus, l’inquilino del Quirinale ha sentito il dovere “di ringraziare chi sta operando con fatica, con sacrificio, con abnegazione per contrastare il pericolo di un’epidemia di coronavirus: i medici, gli infermieri, il personale della Protezione civile, i ricercatori, le donne e gli uomini delle Forze Armate e di quelle di Polizia, tutti coloro che in qualche modo si trovano in prima linea”. L’unità di intenti, e i principi di solidarietà – ha concluso – “sono un grande patrimonio per la società, particolarmente in questi momenti delicati per la collettività. Costituiscono inoltre un dovere. Quando si perdono queste consapevolezze ci si indebolisce tutti”.