Il voto arriva con 140 anni di ritardo, ma segna una svolta storica per gli Stati Uniti: dopo il via libera del Senato e della Camera, il linciaggio sta per diventare reato federale. Un risultato storico per il Congresso dopo decine di fallimenti – circa 200 a partire dal primo nel 1882 – della messa al bando della barbara pratica diffusa soprattutto negli stati del sud, quelli con una tradizione razzista alle spalle. Adesso l’ultima parola spetta al presidente Donald Trump, che presto si ritroverà la legge sulla scrivania dello Studio Ovale per la firma. Intanto si gode la vittoria la senatrice Kamala Harris, ex candidata democratica alla Casa Bianca, promotrice della legge insieme ad altri due colleghi afroamericani, Cory Booker e Tim Scott. Il provvedimento è stato simbolicamente chiamato ‘The Emmett Till Antilynching Act’, per onorare la memoria di Emmett Till, il 14enne afro-americano originario di Chicago ucciso barbaramente per motivi razziali in Mississippi nel 1955, mentre faceva visita alla sua famiglia.
Grazie alla legge varata dal Congresso saranno puniti con pene fino all’ergastolo tutte le violenze o le uccisioni compiute da due o più individui per motivi razziali, etnici e religiosi. Non solo: il provvedimento riguarda anche i linciaggi perpetrati sulla base di discriminazioni di genere, orientamenti sessuali, disabilità. Si stima che tra il 19mo e il 20mo secolo quasi 5mila persone, per la maggior parte di colore, furono sottoposte a linciaggio negli Usa, in un arco di tempo che va dal 1882 al 1968. Nel 99% dei casi i responsabili la fecero sempre franca di fronte alla legge. Fra le vittime non solo gli afroamericani, ma anche altre minoranze, come quella italiana.
Tristemente nota nella storia della nostra immigrazione negli Stati Uniti è la strage di New Orleans del 14 marzo del 1891, quando undici migranti, quasi tutti siciliani, furono massacrati da una folla inferocita di migliaia di persone che assaltò il carcere dove erano reclusi. La loro colpa era di essere sospettati dell’uccisione del capo della polizia, un’accusa da cui poi quasi tutti vennero scagionati. A 128 anni dalla barbara mattanza, nel 2019 sono arrivate le scuse ufficiali della città di New Orleans all’Italia e alla comunità italoamericana.
(foto del Ku Klux Klan, 1951)
Mondo
Usa, dopo 140 anni il linciaggio diventa reato federale: per 200 volte la messa al bando era stata bocciata
Ora manca soltanto la firma di Trump. Il provvedimento, che prevede pene fino all'ergastolo, è stato simbolicamente chiamato 'The Emmett Till Antilynching Act', per onorare la memoria di Emmett Till, il 14enne afro-americano originario di Chicago ucciso barbaramente per motivi razziali in Mississippi nel 1955, mentre faceva visita alla sua famiglia
Il voto arriva con 140 anni di ritardo, ma segna una svolta storica per gli Stati Uniti: dopo il via libera del Senato e della Camera, il linciaggio sta per diventare reato federale. Un risultato storico per il Congresso dopo decine di fallimenti – circa 200 a partire dal primo nel 1882 – della messa al bando della barbara pratica diffusa soprattutto negli stati del sud, quelli con una tradizione razzista alle spalle. Adesso l’ultima parola spetta al presidente Donald Trump, che presto si ritroverà la legge sulla scrivania dello Studio Ovale per la firma. Intanto si gode la vittoria la senatrice Kamala Harris, ex candidata democratica alla Casa Bianca, promotrice della legge insieme ad altri due colleghi afroamericani, Cory Booker e Tim Scott. Il provvedimento è stato simbolicamente chiamato ‘The Emmett Till Antilynching Act’, per onorare la memoria di Emmett Till, il 14enne afro-americano originario di Chicago ucciso barbaramente per motivi razziali in Mississippi nel 1955, mentre faceva visita alla sua famiglia.
Grazie alla legge varata dal Congresso saranno puniti con pene fino all’ergastolo tutte le violenze o le uccisioni compiute da due o più individui per motivi razziali, etnici e religiosi. Non solo: il provvedimento riguarda anche i linciaggi perpetrati sulla base di discriminazioni di genere, orientamenti sessuali, disabilità. Si stima che tra il 19mo e il 20mo secolo quasi 5mila persone, per la maggior parte di colore, furono sottoposte a linciaggio negli Usa, in un arco di tempo che va dal 1882 al 1968. Nel 99% dei casi i responsabili la fecero sempre franca di fronte alla legge. Fra le vittime non solo gli afroamericani, ma anche altre minoranze, come quella italiana.
Tristemente nota nella storia della nostra immigrazione negli Stati Uniti è la strage di New Orleans del 14 marzo del 1891, quando undici migranti, quasi tutti siciliani, furono massacrati da una folla inferocita di migliaia di persone che assaltò il carcere dove erano reclusi. La loro colpa era di essere sospettati dell’uccisione del capo della polizia, un’accusa da cui poi quasi tutti vennero scagionati. A 128 anni dalla barbara mattanza, nel 2019 sono arrivate le scuse ufficiali della città di New Orleans all’Italia e alla comunità italoamericana.
(foto del Ku Klux Klan, 1951)
TRUMP POWER
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Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo avere incontrato i bambini della quinta C dell'Istituto De Amicis-Da Vinci di Palermo, che lo scorso novembre furono insultati in centro città per il colore della pelle, perché molti di loro sono di origini straniere, si è fermato in classe a rispondere alle loro domande. Sopra la lavagna in classe c'è una bandiera tricolore.