Mentre in Francia i casi di pazienti positivi al coronavirus salgono a 100, anche oltre confine una delle preoccupazioni principali riguarda la tenuta del sistema sanitario. Nel dipartimento dell’Oise (a Nord di Parigi) infatti, due strutture ospedaliere che hanno ospitato due dei primi casi infetti stanno riscontrando numerose difficoltà operative: circa 200 dipendenti del personale sanitario degli ospedali di Creil e Compiègne sono infatti in quarantena dopo che due pazienti sono stati ricoverati in reparto per alcuni giorni prima che fosse diagnosticato loro il coronavirus. Nell’ospedale di Creil, dove è passata la prima vittima francese di 60 anni, è stata chiusa la rianimazione per mancanza di personale: riaprirà dopo i 14 giorni di auto-isolamento richiesti a medici e infermieri.

La ricerca del paziente zero – Nel dipartimento dell’Oise la situazione molto simile a quella di Codogno nel Lodigiano: i due primi casi rilevati in questa area infatti, al momento non risultano essere mai stati in Italia o in altre zone a rischio. Dal ministero della Salute hanno fatto sapere di aver inviato infettivologi e specialisti sul posto per ricostruire l’evoluzione del contagio. La prima vittima francese è un docente 60enne che insegnava nel liceo Jean de La Fontaine a Crépy-en-Valois ed era consigliere comunale di Vaumoise. E’ stato ricoverato per sei giorni nell’ospedale di Creil prima di essere trasferito a Parigi in gravi condizioni respiratorie. Solo all’arrivo nella Capitale si è deciso di sottoporlo al test. Sono circa un centinaio, come riferito dai giornali francesi, i dipendenti (medici e infermieri) che hanno bisogno della quarantena e per questo si è deciso di chiudere la rianimazione per 14 giorni. Per la decisione protestano i sindacati: “E’ una situazione che può trasformarsi in crisi sanitaria”, ha dichiarato Loic Pen sindacalista CGT e medico dell’ospedale a L’Humanité. “Cosa facciamo con i pazienti gravi che non posso andare in rianimazione? Bisogna trasferirli altrove. Ci troviamo con un bacino di 150mila abitanti che non hanno più soccorsi primari o rianimazione”.

A 40 km di distanza si trova la base militare di Creil, dove il 31 gennaio scorso era partito l’aereo che è andato a riprendere i francesi bloccati a Wuhan. L’aereo però non era ritornato a Creil, ma era atterrato a Istres. Un autista di 55 anni, che lavora come civile nella base e vive a La Croix-Saint-Ouen è risultato positivo ed è stato ricoverato a CHU d’Amiens. Secondo quanto ricostruito dalle autorità però, al momento non c’è nessun collegamento tra l’unità militare e la vittima francese. Il 55enne era stato ricoverato nell’ospedale di Compiègne. Anche questa struttura ha circa un centinaio, sempre secondo quando denunciato dai sindacati, di dipendenti in quarantena e per questo la situazione nell’ospedale è molto tesa. “Il nostro problema principale”, ha detto in una nota il sindaco di Compiègne Philippe Marini, “è la mancanza di risorse mediche per continuare ad accogliere i malati nel reparto di urgenza e in rianimazione. E’ necessario andare oltre lo sforzo puntuale di sostituire il personale, perché la situazione è molto difficile e durerà numerose settimane”.

Il dipartimento dell’Oise rimane una delle zone più colpite. Tra i casi segnalati che anche quello di un dipendente dell’aeroporto di Roissy-Charles de Gaulle. Anche lui abita nella Val-d’Oise e, scrive le Monde, avrebbe terminato di lavorare a Roissy tre settimane fa e al momento della malattia non era più in servizio.

L’ospedale Tenon a Parigi – Nella Capitale francese, una delle situazioni più difficili si registrano nell’ospedale Tenon dove è ricoverato un paziente di 82 anni. Tre membri del personale sanitario sono risultati positivi. In totale però 56 infermieri sono stati in contatto con il paziente e sono in quarantena a casa loro. “Non è una sorpresa”, ha spiegato a Le Monde il capo di servizio delle malattie infettive Gilles Pialoux, “perché il paziente non era conosciuto come positivo al test. Non è stato fatto subito il tampone perché non veniva da una zona a rischio. Non lo abbiamo capito in ritardo, ma lo abbiamo fatto nel momento in cui le raccomandazioni sono cambiate”.

Le misure per limitare il contagio – Intanto oggi il ministro della Salute francese, Olivier Véran, ha parlato ufficialmente del passaggio allo stadio dell’epidemia e per questo, ha detto, è stato ritenuto necessario annullare tutti gli eventi con più di 5mila persone. Annullata quindi la mezza maratona di Parigi e l’ultima giornata del Salone dell’Agricoltura (sempre nella Capitale): entrambe erano previste per domenica primo marzo. Inoltre, ha detto sempre il ministro, in questa fase alcune misure non hanno più ragione di esistere. Visto che il virus è già in circolazione, non è più necessaria l’auto-quarantena per gli alunni che tornano dal Nord-Italia. Il governo francese non pensa “al momento” di annullare le elezioni comunali che sono in programma il 15 e 23 marzo in tutto il Paese. Nessuna variazione per le partite di Ligue 1. Il ministero ha anche chiesto agli abitanti di cinque comuni del’Oise (Creil, Crépy-en-Valois, Vaumoise, Lamorlaye, Lagny-le-Sec) di “limitare i loro spostamenti”. “Possono uscire per fare la spesa, ma devono evitare gli spostamenti inutili”. Inoltre nella aree interessate lunedì le scuole resteranno chiuse.

Il caso del prete rientrato dall’Italia – Tra i contagiati risulta anche un sacerdote che ha soggiornato a Roma ed è rientrato in Francia in automobile. “Un prete della diocesi di Parigi, rientrato dall’Italia a metà febbraio, è risultato positivo ieri”, ha annunciato la diocesi parigina in un comunicato. Il prete contagiato ha 43 anni e viene curato dai sanitari dell’ospedale parigino di Bichat ma il suo stato è “molto rassicurante”. L’arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, ha chiesto ai preti di rispettare diverse misure di prudenza durante le messe e nelle chiese: dare l’ostia per la comunione soltanto nelle mani e non direttamente in bocca, niente calice, divieto di scambiarsi il segno di pace durante la messa e proibizione assoluta di immergere la mano nelle acquasantiere: i responsabili delle chiese sono stati invitati, a tale scopo, a svuotarle dell’acqua benedetta.

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