Cinema

Berlinale, Elio Germano: “La tentazione di compiacere gli altri non ci rende liberi”. E i gemelli D’Innocenzo: “Essere se stessi, a ogni costo”

Parlano i vincitori dell’Orso d’argento rispettivamente per la miglior interpretazione maschile in Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, e per la miglior sceneggiatura di Favolacce. “Noi condividiamo tutto, anche la colazione, e nella vita speriamo di poter lavorare e fare le belle cose sempre insieme!” ha dichiarato un soddisfatto Damiano, ribadendo quanto aveva detto durante il discorso di ringraziamento per il premio. Come lui e con lui, Fabio ha spiegato che “tanta gioia si raggiunge attraversando anche la nostalgia"

di Anna Maria Pasetti

Sulla volontà ferma di non compiacere gli altri, ma di “scegliere la libertà di essere se stessi ad ogni costo” concordano sia Elio Germano che i gemelli Damiano & Fabio D’Innocenzo, i trionfatori italiani della 70ma Berlinale conclusasi ieri sera, e che li ha visti vincitori dell’Orso d’argento rispettivamente per la miglior interpretazione maschile in Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, e per la miglior sceneggiatura di Favolacce.

Da parte sua, l’attore romano che ricordiamo meraviglioso vincitore a Cannes nel 2010 per La nostra vita di Daniele Luchetti, ha infatti sottolineato quanto questa “tentazione di compiacere gli altri, condizionati dalle apparenze, ci faccia smarrire il grande segreto della vita, cioè che mostrando le nostre fragilità diventiamo veramente liberi. Quello che resta della nostra umanità – ha continuato Germano – sono le persone sensibili, delicate, e non quelle che tentano di essere forti e vittoriosi”. E il suo premio l’ha dedicato “a tutti gli storti, tutti gli sbagliati, tutti gli emarginati, tutti i fuori casta e ad Antonio Ligabue e alla grande lezione che ci ha dato, che è ancora con noi, che quello che facciamo in vita rimane. Lui diceva sempre “Un giorno faranno un film su di me ed eccoci qui!”

Co-protagonista anche dell’altro film vincitore di questa Berlino assai italiana – non dimentichiamo che è la prima diretta da Carlo Chatrian – Elio Germano ha condiviso la gioia dell’Orso d’argento per la sceneggiatura coi 31enni gemelli Damiano & Fabio D’Innocenzo, visibilmente emozionati del loro premio, naturalmente il primo a livello internazionale e che, è importante ricordarlo, è stata pensata e abbozzata quando loro avevano solo 19 anni. “Noi condividiamo tutto, anche la colazione, e nella vita speriamo di poter lavorare e fare le belle cose sempre insieme!” ha dichiarato un soddisfatto Damiano, ribadendo quanto aveva detto durante il discorso di ringraziamento per il premio. Come lui e con lui, Fabio ha spiegato che “tanta gioia si raggiunge attraversando anche la nostalgia. Oggi noi siamo pieni di gioia per questo orsetto ma non vediamo l’ora di tornare a casa a scrivere il nostro terzo film, perché è quanto ci rende più felici ancora, oltre i premi e il consenso. Inseguire il consenso – ha ribadito Fabio D’Innocenzo – non è il modo sano di lavorare nel cinema e ovunque”.

“Siamo anche pieni di gratitudine per la resistenza – hanno continuato all’unisono i gemelli nati nella periferica Tor Bella Monaca – che ci ha permesso di corazzarci e andare avanti oltre i rifiuti, oltre la fatica di provare a spiegare che la storia che volevamo presentare aveva un enorme cuore: ecco ci ha dato immensa gioia e commozione il fatto che la giuria abbia capito questa nostra intenzione”. La dedica di Favolacce, ha concluso Fabio è “per tutti quei ragazzi che cercano di fare il cinema come noi, e tentano come noi di trovare interlocutori curiosi e aperti, anche ad accogliere le fragilità che si celano nelle grandi sceneggiature: bisogna sapere ascoltare perché nulla è allineato, ma il gusto va allenato e bisogna fornire film personali e particolari che sappiano superare le consuetudini”.

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