Società

Contro il Coronavirus ci vorrebbe un altro Sanremo

Con sta storia del virus stiamo perdendo di vista le cose importanti. Tipo Morgan e Bugo.

A malincuore devo ammettere che questa battuta non è mia. Sulla home di un Facebook sempre più infettato da bufale, sciagure, complotti e tuttologi, è apparsa come una delle cose più divertenti. E più intelligenti.

Perché se ci pensate un attimo, se tornate con la memoria indietro a quell’epoca remota e pre-apocalittica in cui l’Italia non era lazzaretto, vi accorgerete che con Amadeus e Fiorello il coronavirus era scomparso, forse debellato. Se non dal mondo quantomeno da ciò che sappiamo del mondo. E tanto ci bastava.

I costumi di Achille Lauro, Diodato, i Pinguini, Georgina Ronaldo e Tiziano Ferro avevano distratto un Paese e così facendo l’avevano tranquillizzato. Col senno di poi, avevano fatto bene.
Oggi il coronavirus è una minaccia concreta, ed è sciocco sminuirlo parlando di febbricciola se la scienza è pronta a mettere in quarantena aree grandi quanto nazioni pur di contenerlo. Non sarà devastante, non sarà eccessivamente mortale – ma poi cosa vuol dire eccessivamente mortale? -, ma va gestito. Punto.

Solo che la fobia può essere peggiore del virus stesso. Paranoie, supermercati sventrati, coprifuoco, turismo in picchiata, isolamento internazionale, economia che non ride da tempo e che ora si appresta a piangere miseria. Siamo un Paese con bassa autostima e scarso amor proprio, capace di dividersi su tutto, speculare su tutto e farsi così più male di qualunque morbo.

Ma siamo anche un’Italia che con l’Ariston o la Nazionale in tv si ritrova. Fortuna che questo è l’anno degli Europei. Ma giugno è troppo in là: ci serve una distrazione prima. Ecco perché invoco un altro Sanremo, qualcos’altro di cui blaterare lasciando che chi è competente faccia il suo lavoro, senza allarmismi né approssimazioni. Quando mia madre doveva darmi una medicina, prima mi distraeva coi cartoni animati.