Cultura

Imperdonabili – Giorgio Anelli, un fuoriuscito della poesia che vale la pena di leggere

Giorgio Anelli è un poeta che sembra sbalzare fuori da ogni secolo. Nasce a Busto Arsizio, nel 1974.

La sua vita apparentemente con perfidia si colloca di traverso alla scrittura, in realtà per nutrirla. Conosce la contrizione, la vocazione alla solitudine. La disperazione voluttuosa, il male della coercizione, i viaggi cattivi della psiche, forse l’internamento. Quanto basta per rendere Giorgio Anelli un fuoriuscito. O un poeta idealmente collocabile nel ganglio del maledettismo, in una forma nuova tuttavia, la brutalità del destino da trasformare in una biografia letteraria, potrebbe essere il senso di una vita intera. La vita di questo poeta visionario, delicatissimo, prossimo a crollare su eccelsi bastioni di idealità e purismo.

Per questa ragione Giorgio Anelli è coerentemente Imperdonabile. Le strade impervie della sua vita assumono un valore superiore persino ai suoi stessi versi ed è per una tale ragione che i suoi stessi versi ignorano le obiezioni degli accademici casomai, critica è competenza di cui non mi importa molto in questo spazio.

Ha pubblicato per Ladolfi Editore, non solo liriche, anche prose e prove riuscite di saggistica. Di seguito pubblico una poesia che appartiene all’ultima raccolta poetica Lampi dall’esilio (Ladolfi editore, 2020). Così distante dalla contemporaneità, Giorgio Anelli sceglie la sua Musa, la reindirizza a fatti fondamentali senza i quali lei, la musa, rimarrebbe comunque stentorea, il nome nemmeno tanto nascosto nella latebra prodiga e materna. La raccolta è introdotta dallo scrittore Gian Ruggero Manzoni. Giorgio Anelli dedica una delle poesie all’amico e poeta Davide Brullo e sono i versi che riporterò:

Al grande assente

Se tu vedessi quei massi
Con gl’occhi fissi
Messi come case su rigagnoli
Se tu vedessi quei lampi in cielo come nei miei occhi
Capiresti che
Di fugaci viaggi mi appaga
lo sguardo sul reale: quella fontana,
la coppia che passeggia,
bollicine di prosecco nel bicchiere;
mi appaga lo sguardo sul peregrinare ignoto
e inconsueto
perché è segno del poco che basta.
Eppure, più di tutto
Cerco la visione
Amica intima, eterna incantevole tentazione.

Val la pena leggerlo Giorgio Anelli, anche soltanto per una tale devozione, commovente direi, al suo immaginifico ruolo, spesso castigato; val la pena per questa assoluta adesione di opera e vita, in una congiunzione irrevocabile e non sempre, quasi mai, consolatoria.