Continua a piovere. Si alza il vento. Ma non è un sollievo stare chiusi in casa anche se fuori c’è brutto tempo.

Gli animi iniziano a scaldarsi. Dalle proprie case i cittadini della zona rossa, iniziano ad alzare la voce.

Ci sono artigiani e commercianti, che chiedono un intervento significativo da parte del governo per superare le conseguenze di questa paralisi imposta.

C’è chi, all’ospedale di Codogno, ha lavorato per una vita e denuncia il processo di smantellamento messo in atto dalla Regione già da anni: interi reparti chiusi (ultimi cardiologia e maternità), carenza di personale, assistenza ai cittadini sempre più complicata, nonostante le energie e il sacrificio di chi, dentro la struttura, lavora tutti i giorni.

E poi i comuni cittadini, stufi di sentirsi additati come gli untori d’Italia. C’è chi si preoccupa per gli anziani che hanno i parenti più stretti fuori dalla zona rossa e sono soli da ormai 10 giorni.

L’ultimo aggiornamento (fonte Il Cittadino) parla, per Casalpusterlengo, di 39 casi accertati, su una popolazione di circa 15 mila abitanti. Tanti o pochi? E’ ancora presto per dirlo.

Ma c’è tanta stanchezza nell’aria.

Le nostre vite, tra le mura domestiche, sono in pausa. Però ci manca ancora la forza di riprogrammarle.

Al contrario quelle di chi lavora in prima linea negli ospedali, stanno andando a ritmi forsennati.

Ricordiamoci, nella nostra frustrazione, di chi si occupa della salute di tutti.

E auguriamoci che la gestione della post quarantena venga affidata a professionisti illuminati.

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