L'Outlook dell'organizzazione internazionale con sede a Parigi: tagliata di 0,5 punti la stima globale precedente, sul presupposto che l'epidemia "abbia raggiunto il suo picco in Cina nel primo trimestre del 2020". In caso di aumento della diffusione lo scenario sarà molto peggiore. In rallentamento tutta l'area euro, la cui crescita dopo +1,2% nel 2019 dovrebbe attestarsi a +0,8% nel 2020. Servono "politiche economiche di supporto alla crescita", ma "non potranno contrastare i danni derivanti dalle chiusure e dalle restrizioni ai viaggi"
L’epidemia di coronavirus affossa la crescita economica mondiale. Secondo l’Ocse, è “il più grande pericolo” dai tempi della crisi finanziaria ed espone l’economia mondiale “ad una minaccia senza precedenti”. L’Interim Economic Outlook 2019 propone due scenari: uno più favorevole, in cui l’impatto dell’epidemia viene globalmente limitato, e un secondo scenario, il cosiddetto ‘effetto domino‘, con un contagio più generale. In entrambi i casi, l’Ocse si appella ai poteri pubblici affinché “agiscano immediatamente per limitare la propagazione del virus”. E auspica “politiche economiche di supporto alla crescita” per “ripristinare la fiducia e aiutare la ripresa della domanda”, anche se “non potranno contrastare i danni immediati derivanti dalle chiusure e dalle restrizioni ai viaggi“. Se si verificherà lo scenario peggiore, “azioni multilaterali coordinate” sarebbero “il mezzo più efficace per sostenere i redditi”.
Nel primo caso il pil 2020 dovrebbe crescere del 2,4% contro 2,9% stimato a novembre 2019. Il presupposto è che l’epidemia “abbia raggiunto il suo picco in Cina nel primo trimestre del 2020″ e che nelle altre aree del mondo “l’epidemia resti lieve e contenuta“. Con una diffusione “maggiore, più intensa e più ampia” nelle aree dell’Asia-Pacifico, dell’Europa e del Nord America si rischia che la crescita 2020 si fermi a +1,5%: la metà della crescita prevista prima dell’emergenza. Per il 2021 si punta su un pil mondiale in crescita del 3,3% (+0,3 punti rispetto a novembre 2019) ma l’incertezza “resta alta“. L’Italia, stando alle stime Ocse, è destinata a fermarsi: la stima è di una crescita zero, 0,4 punti di meno rispetto alla precedente stima di novembre. Per il 2021 la previsione resta di +0,5%.
“Le ripercussioni legate alla contrazione della produzione in Cina – sottolinea l’organizzazione internazionale con sede a Parigi – si fanno sentire in tutto il mondo riflettendo il ruolo chiave e crescente che la Cina ha nella catena globale delle forniture e nei settori del turismo e delle materie prime“. Particolarmente colpite le economie che hanno forti interconnessioni con la Cina: in primis il Giappone, la Corea del Sud e l’Australia. La Repubblica popolare dal canto suo dovrebbe crescere del 4,9%: ben 0,8 punti in meno rispetto alla previsione di novembre 2019. Per il 2021 l’organizzazione punta ad un pil in crescita del 6,4% (+0,9 punti rispetto alla stima di novembre 2019).
In rallentamento tutta l’area euro, la cui crescita dopo +1,2% nel 2019 dovrebbe attestarsi a +0,8% nel 2020: 0,3 punti in meno rispetto alla stima di novembre 2019. Per il 2021 l’organizzazione internazionale conferma la stima del pil a +1,2%. Frenata anche per l’economia tedesca, data a +0,3% dopo il +0,6% del 2019. Nel 2021 il pil viene confermato a +0,9%. La Francia, reduce da un +1,3% nel 2019, dovrebbe registrare quest’anno una crescita dello 0,9% (-0,3 punti) per poi tornare a crescere dell’1,4% (+0,2 punti) nel 2021.